⭐⭐⭐⭐
(ROUNDER EUROPE - 2006)
Chitarrista Virtuoso e di Classe Sopraffina Kelly Joe Phelps modella in questo suo TUNESMITH RETROFIT canzoni che sono tra le migliori della sua intera discografia: dalla straordinaria SPANISH HANDS, a CROW'S NEST, a THE ANVIL, e le strumentali MACDOUGAL (dedicata a Dave Van Ronk) e TUNESMITH RETROFIT. Tra gli ospiti che impreziosiscono le canzoni nel disco merita senza ombra di dubbio una citazione il violino di Jesse Zubot.
Recensione tratta da IL TONNUTO 67 - Novembre 2006
di Rho Mauro
Kelly Joe Phelps è un maestro della chitarra
slide e un interprete fantastico del fingestyle più puro ma, purtroppo, è ben
poco noto alle nostre latitudini. Come spesso accade, ci perdiamo per strada
artisti che, come Kelly Joe, sono magnifici artigiani dell’attrezzo a sei corde.
Personalmente devo la sua scoperta ad un
vecchio cd live del sommo poeta Van Zandt Townes: Live at McCabe’s, album registrato
nel celebre negozio di strumenti musicali in quel di Los Angeles il 10 febbraio
1995. Kelly Joe Phelps appare, in quell’occasione, suonando il dobro in due canzoni. Di lì in poi l’ho seguito con
attenzione, ed è uno dei miei preferiti.
Nato nel 1959 negli States Kelly Joe Phelps
ha esordito nel 1995 con l’album LEAD ME al quale hanno fatto seguito altri
cinque lavori ultimo dei quali quel TAP THE RED CANE WHIRLWIND che, recensito
anche su queste pagine l’anno scorso, è anche l’unico live finora uscito nella sua discografia, ma è un
live acustico di bellezza inaudita.
Nel 2003 con SLINGSHOT PROFESSIONALS ha
ottenuto i maggiori consensi, almeno fino a che non è uscito questo nuovo
lavoro datato 2006, TUNESMITH RETROFIT.
Questo nuovo album si compone di dodici
tracce per un totale di poco più di 44 minuti: delle 12 canzoni tre, compresa
la title-track, sono completamente strumentali e sono dei gran pezzi di
canzone!!
Tutte le canzoni sono scritte di proprio
pugno da Phelps, sia per le musiche sia per i testi e nel disco, oltre alla
solita impareggiabile maestria nell’uso della chitarra, il nostro ritorna ad un
suo antico amore, ossia quello per il banjo, strumento che Phelps padroneggia
in maniera superlativa e che regna maestoso in alcune composizioni.
Di dischi ne escono migliaia ogni mese, è
impossibile star dietro a tutto, anche per il più appassionato degli
appassionati: così ognuno sceglie il proprio genere, il proprio autore e lo
segue attraverso le mille opportunità oggi consentite, cd, internet, tv
ecc.ecc.
Ecco, un disco come TUNESMITH RETROFIT è uno
di quei dischi che, in partenza, si
possono perdere tra la moltitudine delle uscite discografiche annuali; solo
riuscendo a fare una buona cernita di base prodotti come questo restano,
alfine, nella rete dei migliori di una annata.
Phelps
crea con la sua chitarra un suono del tutto particolare; è come detto in
partenza un maestro del fingerstyle e la sua musica ha un marchio di
fabbrica subito riconoscibile.
Metto questo disco direttamente tra le cose
migliori di questo 2006 certo che non sarò da voi compreso: a meno che non
proviate ad ascoltare qualcosa di questo suo nuovo lavoro al sito http://www.kellyjoephelps.net/news/index.htm
Nella sezione della discografia avete anche
la possibilità di vedere un video, registrato poco più di un mesetto fa, della
canzone BIG SHAKY, giusto tanto per capire che razza di chitarrista sia il
nostro Kelly Joe.
TUNESMITH RETROFIT si apre con la superba CROW ’S NEST e
la seconda traccia THE ANVIL è già una di quelle che lasciano il segno. Ma è
tutto il disco che suona in maniera perfetta tanto che già alla terza
canzone SPANISH HANDS siamo
all’apoteosi. I suoni della chitarra a volti fermi e rilassati cambiano spesso
andamento e tutto il disco vive proprio intorno alle corde della chitarra di
Phelps; e lei che detta i tempi e la voce di Kelly Joe segue a ruota, una
strada già ben delineata.
SCAPEGOAT è il primo strumentale del disco ed
è un pezzo di bravura che Kelly Joe
Phelps ci regala con l’utilizzo dell’amato banjo; un ritmo forsennato
concentrato in un minuto e trentotto secondi di puro godimento per le nostre
orecchie.
BIG SHAKY (di cui al video che dicevo prima
visibile sul sito di Phelps) è un esercizio chitarristico e vocale veramente
superbo.
TIGJT TO THE JAR è il pezzo più lungo del
disco con i suoi 5:43 di durata. E’ una bella canzone, calma e rilassata, a
tratti appena sussurrata da Phelps.
Lo strumentale MAcDOUGAL è dedicata a Dave
Van Ronk, eroe del folk proprio lì a MacDougal Street ai tempi di Dylan e del
Village.
LOUD AS EARS, e RED LIGHT NICKEL non si discostano molto dal
tratto più classico della composizione di Phelps.
HANDSUL OF ARROWS è ancora un pezzo che
Phelps esegue con il suo banjo ed è dedicata a Chris Whitley cantautore texano scomparso lo scorso
novembre.
Chiude il disco lo strumentale che titola il
disco: altro pezzo di tutto rispetto.
A chi consigliare questo disco? Di sicuro a
tutti gli amici che suonano o, semplicemente, amano ascoltare il suono della
chitarra; loro troveranno di sicuro di che divertirsi tanta è la perizia e la
pulizia del suono di Phelps. Un maestro.
(KELLY JOE PHELPS - SPANISH HANDS)
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