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sabato 28 dicembre 2019

CATHERINE MACLELLAN - COYOTE


⭐⭐⭐⭐⭐

(Autoprodotto - 2019)


Un Album di  Folk  puro, intimo, incontaminato, di una bellezza schietta, pura ed adamantina che riflette nelle sue note e nelle atmosfere che evoca  il cielo e la terra della splendida isola  dove è stato concepito e  registrato: l'Isola del Principe Edoardo, situata al largo delle coste orientali del Canada.
Questo è in estrema sintesi  "COYOTE", il  settimo album della cantautrice canadese Catherine  Maclellan lavoro che è autoprodotto dalla stessa Maclellan con il contributo e l'ausilio del "CANADA COUNCIL FOR THE ARTS" unitamente al "MUSIC PEI" l'ente che rappresenta la musica del "PRINCE EDWARD ISLAND". 
Un disco che nasce, quindi, con il contributo della "terra" da dove muove i suoi passi artistici la straordinaria Catherine, cantautrice che è facile accostare per sensibilità artistica ad un'altra Grande Canadese come Joni Mitchell.
Dall'Isola del Principe Edoardo, famosa anche per le "gesta" di "Anna dai capelli rossi" della scrittrice canadese Montgomery, Catherine  Maclellan ci regala un pugno di canzoni che rappresentano una forma di "folk incontaminato" che al giorno d'oggi è praticamente estinto.
"COYOTE", nelle sue quattordici canzoni,  (dodici quelle indicate nei credits più due ghost tracks) è la chiara testimonianza di quel credo che la Maclellan ha sempre portato dentro la custodia della sua chitarra e nelle liriche delle sue canzoni e che è così ben sintetizzato dalla stessa cantauttrice:

"Forse non abbiamo la stessa storia,  ma condividiamo tutti le stesse emozioni e molte delle stesse esperienze. Essere in grado di condividere le mie canzoni e storiecon le persone e trovare dei punti di connessione è ciò di cui mi occupo." 
(Catherine Maclellan).

E nell'ululato del COYOTE che rincorre la luna  fra le colline antistanti la fattoria di Catherine nella sua "magica" Isola, c'è una vena malinconica che attraversa diverse liriche del disco senza essere mai fine a se stessa, evocando situazioni ed eventi del passato con una dolcezza e una delicatezza propria delle anime sensibili che sanno condividere con altri esperienze "umane" comuni ma sempre poco esplorate.
Strumentazione parca e limitata all'essenziale quella di questo disco,  dove al fianco delle chitarre acustiche ed elettriche e a una sezione ritmica mai troppo invasiva trovano spazio violini, violoncelli, bouzouki ed accordion a tracciare un sentiero musicale che evoca per immagini gli spazi sconfinati e a volte desolati dell'Isola del Principe Edoardo.
E così tra viaggi dell'anima come  TOO MANY HEARTS, WAITING ON MY LOVE, OUT OF TIME, COME BACK IN  e viaggi reali come quello notturno tra le coste dell'Inghilterra e l'Olanda descritto in NIGHT CROSSING Catherine fa splendere una luce propria là dove è l'oscurita a regnare incontrastata.
Splendida è anche THE TEMPEST che ci riporta ad antiche ballate celtiche con quel violino a cura di Karine Gallant che suona in maniera brillante, o la riflessiva EMMET'S SONG dove la cantautrice canadese racconta con il "cuore" in mano una storia di adolescenza travagliata.
Preziosa ROLL WITH THE WIND canzone sull'amicizia e sul senso profondo del suo valore allo stato attuale delle cose così come BREATH OF A WIND che narra del senso di solitudine che tutti prima o dopo sperimentiamo nel tragitto della nostra vita con uno splendido lavoro al violoncello di Nathalie Williams Calhoun.
Preziosa e affascinante  la copertina dell'album con uno splendido dipinto di Heather Millar che ben  rappresenta una via nello spazio sconfinato dell'Isola del Principe Edoardo.
Alla resa dei conti dischi come questo "COYOTE"  che arrivano  a noi per strade impervie e dimenticate e ci portano gioielli come queste canzoni che, ti prendono per mano, e contribuiscono in maniera determinanate a tenere ancora viva quella fiammella che arde nel cuore e ti aiutano a proseguire il cammino con un filo di luce in più in fondo alla via.  
Grazie Catherine Maclellan.




(COYOTE - CATHERINE MACLELLAN)









(OUT OF TIME - CATHERINE MACLELLAN)





sabato 2 novembre 2019

MASSIMILIANO LAROCCA - EXIT | ENFER




⭐⭐⭐⭐⭐

(SANTERIA / AUDIOGLOBE - 2019)


"Questa opera è dedicata alla mia splendida famiglia del cielo. 
Liliana. Andrea. Maria. Laura. "


La dedica riportata in fondo al libretto dei testi di questo nuovo disco dell'amico Massimiliano Larocca è, a mio modo di vedere, l'inizio di tutto quanto sta alla base del processo creativo di questo splendido capolavoro che è EXIT | ENFER.
Urge fare una premessa: perchè questa recensione è chiaramente una recensione  assolutamente "di parte".
Massimilano Larocca è, di tutti i miei amici cantautori, quello che più ho amato e amo.
E' una questione di "Classe". Della Persona prima ancora che dell'Artista.
Una domenica lontana nel giugno del 2007 il Ragazzo di Firenze prese la sua macchina e dopo quei 300 e passa chilometri (per un pigro come me un'andata e ritorno in giornata come nel caso in questione equivale alla follia pura) arrivò qui a Cabiate appositamente per noi tonnuti.
Massimiliano con la sua chitarra, il suo ukulele e le sue canzoni rese quel nostro primo "tonnuto house concert" memorabile. 
Ho precise in mente alcune immagini e alcune parole di quel giorno. 
Mi rivelarono una Persona davvero speciale che cammina sempre un passo avanti al Cantautore.
Sono passati molti anni e qui abbiamo seguito il percorso del nostro "Laroche" e sempre abbiamo sostenuto la sua musica.
Questo nuovo disco EXIT | ENFER  si presenta profondamente diverso da quanto sinora inciso dal nostro Max. 
Nei suoni si scopre via via  un ampio e inedito uso dell'elettronica: cosa che non avevamo mai sentito prima così massicciamente presente nei suoi album. 
La produzione del disco, affidata all'australiano Hugo Race (già con Nick Cave nei primi Bad Seeds), ha aperto le porte a questi nuovi suoni, a queste nuove idee e vibrazioni musicali che in queste nuove canzoni rieccheggiano in modo abbondante ma che sono perfettamente funzionali alla riuscita del progetto.
Vanno citati, e giustamente, i vari ospiti che contribuiscono a rendere il suono di EXIT | ENFER  così affascinante: al già citato Hugo Race che oltre a produrre il disco suona chitarre molto ispirate,  si uniscono Don Antonio Gramentieri Gran Maestro delle chitarre, Diego Sapignoli un Sacro Cuore alla batteria, il "Mago" Gianfilippo Boni alle tastiere e pianoforte, il leggendario leader dei Giant Sand Howe Gelb alle chitarre, Francesco Giampaoli al contrabbasso, Enrico Gabrielli al sax  e flauti, Lorenzo Corti alle chitarre, Alice Chiari al violoncello, Erika Giansanti alla viola, Jacopo Ciani al violino, e poi, ultima ma non ultima la "nostra" Giulia Millanta che presta la sua voce in alcuni episodi del disco.
E proprio Giulia Millanta è una figura di raccordo fondamentale in questo viaggio | dentro | fuori dall'inferno. 
Giulia Millanta  appare qui come una sorta di "retcon"  che indirizza con le sue presenze vocali il  finale del disco verso una nuova partenza.
Era una sera di marzo del lontano 2011 quando seduto ad un tavolino dell'UNAETRENTACINQUECIRCA dall'amico Carlo a Cantù - ancora nella sua storica e  mai dimenticata sede di Via Fossano - Giulia Millanta mi raccontava delle prime esperienze musicali e dei concerti da giovanissimi con Max  "Laroche". Coi suoi splendenti e vivaci occhi pieni di grande umanità Giulia mi fece intravedere immagini di un passato certamente lontano ma molto vicino alle cose care della vita.
Ho chiare quelle immagini evocate da Giulia e che ora, a tratti  rivedo tra le note di questo disco nelle canzoni che, scritte a quattro mani dai due, come nel brano  LA STANZA  o ancora nella ballata SI CHIAMAVA LULU'  che, scritta da Max, è stata incisa prima da Giulia,   testimoniano di un'amicizia che è solida da anni ed ha attraversato parte del viaggio narrato nei solchi di queste canzoni.
Come ho sentito dichiarare dallo stesso Max in un'intervista pubblicata pochi giorni fa su Facebook la lavorazione di questo disco è stata per cantautore toscano una forma di "terapia". 
La Musica come "terapia", come sorta di viaggio alla ricerca della redenzione.
In queste undici canzoni che compongo EXIT | ENFER vi sono molti angoli oscuri, molte ombre, molte zone grigie. I passaggi sonori non sono più solari come in molti episodi precedenti sparsi nei dischi di Larocca. Le atmosfere sono decisamente più noir. 
L'inziale BLACK LOVE  è il biglietto da visita di questo "Enfer" e la seguente COSE CHE NON CAMBIANO è stata giustamente scelta per lanciare il disco con il suo ritmo sincopato che ben si adatta alla voce profonda ed espressiva che da sempre è il cavallo di battaglia di "Monsieur Laroche".
Vi è poi lo splendido brano che Max dedica al padre Andrea, (ERAVAMO) ORFANI e che mi ha reso chiaro nelle immagini evocate  "Nelle piazze derelitte con le statue consumate"    come il paesaggio ove si muovono queste storie è stato creato da Larocca in uno stile che è molto vicino a quello che nei fumetti il Grande Frank Miller ha adottato per raccontare cadute e rinascite dei "suoi" eroi, dal Batman de "Il Ritorno del Cavaliere Oscuro" (che è caro a Max) al Daredevil di "Rinascita". Immagini che qui vengono impresse nei suoni.
Interpretazione canora  strepitosa è quella di Max ne  IL GIARDINO DEI SALICI. Un canto sofferto e aderente ad un "testo desertico" che ancora richiama Miller e le sue tavole.
GUERRA FREDDA ha un suono che  inquieta incastonato in un testo che, come un'opera teatrale, si divide in tre scene, come fossero tre atti.
PERDIAMOCI è una poesia che Laroche recita su un tappeto sonoro dove le tastiere di Hugo Race si incrociano al pianoforte del Maestro Gianfilippo Boni.
Nella canzone IL REGNO il tappeto sonoro è ancora più denso con effetti di sintetizzatori e la voce di Giulia Millanta che recita come un mantra il ritornello "And there's a kingdom come".
La seguente canzone, LA STANZA, come avevo già prima accennato è stata scritta a due mani dal duo Larocca-Millanta a testimonianza di un sodalizio umano prima ancora che artistico che dura nel tempo e durerà penso in eterno. Alla voce è ospite proprio Giulia e da ricordare è che la canzone era già stata pubblicata proprio dalla Millanta nel suo disco del 2018 dal titolo CONVERSATION WITH A GHOST   proprio come la successiva  SI CHIAMAVA LULU' che, scritta da Max, è stata incisa la prima volta sempre da Giulia nel suo DUST AND DESIRE  del 2012 però con il titolo lievemente diverso di  MI CHIAMAVA LULU'.
FIN DU MONDE vede l'intro vocale a cura di Howe Gelb il leggendario artista americano già fondatore dei Giant Sand che presta al brano anche la sua perizia al pianoforte e rhodes mentre sempre ad impreziosire la parte vocale è chaimata ancora la Millanta unitamente ad Alice Chiari.
IL CUORE DEGLI SCONOSCIUTI porta a compimento il viaggio "terapia" di Massimiliano Larocca là dove i versi finali  "Tutto ritorna in un fermo immagine / siamo scomparsi o rinati così ? / Come abitanti di un pianeta immobile / a un milione di anni luce fuori da qui." sono già il rilancio per una nuova partenza, per una nuova rinascita.
EXIT | ENFER non è un disco facile da assimilare.
Richiede tempo e ripetuti ascolti perchè la formula che passa in queste note è quella propria della "redenzione" e della "rinascita".
Un procedimento che richiede tempo. Pazienza.
Da piccoli si giocava a nascondino  e c'era sempre una speranza finale: quella di veder saltar fuori il più bravo, il più scaltro, il più veloce , quello che a squarciagola gridava  "tana, libera tutti".
Forse hai ragione Max in quelle tue parole ...
"Se ne sono andati tutti".
Ma la Testimonianza e il Ricordo sono la nostra Redenzione. 
La Nostra Rinascita.
Complimenti Amico mio.






(MASSIMILIANO LAROCCA - COSE CHE NON CAMBIANO)


















domenica 20 ottobre 2019

FRANCO BATTIATO - TORNEREMO ANCORA



⭐⭐⭐⭐⭐

(RCA SONY MUSIC - 2019)

La presente non è tanto  una recensione quanto, piuttosto, una sentita lettera di Ringraziamento a Franco Battiato, il "mio" Maestro Siciliano, per questi 38 (e passa)  anni di Splendida Musica che mi ha regalato.
La voce stanca e a tratti quasi incerta che firma TORNEREMO ANCORA  è sempre la stessa inconfondibile voce che per anni ha acceso  dentro la mia anima la luce nella "stanza della musica".
Un brano dal titolo "evocativo" che, nelle parole di Juri Camisasca co-autore della canzone con lo stesso Battiato,  doveva intitolarsi I MIGRANTI DI GANDEN ma che alla fine è stato intitolato con le stesse parole del testo  "Molte sono le vie / ma una sola quella che conduce alla verità / finchè non saremo liberi / torneremo ancora, ancora e ancora."  potrebbe  essere il biglietto da visita finale di una vicenda musicale e umana che definire Straordinaria è quasi riduttivo.
Ad accompagnare il Maestro in questo viaggio metafisico in "una terra senza confini" vi sono i virtuosissimi "Ragazzi" della Royal Philarmonic Orchestra che con le loro viole, violini, violoncelli e contrabbassi disegnano un tappeto sonoro a tinte pastello dello stesso identico colore del fascio di luce che illumina la terra nella foto in copertina di questo album.
Le parole del Maestro arrivano al cuore così direttamente che, a questo punto del viaggio, la destinazione appare certa,  "Lo sai, che il sogno è realtà / un mondo inviolato ci aspetta da sempre / i migranti di Ganden / in corpi di luce su pianeti invisibili."
E tutta la scaletta del disco è un susseguirsi dei brani più "intimi e significativi"  del Maestro da COME UN CAMMELLO IN UNA GRONDAIA a LE SACRE SINFONIE DEL TEMPO, da LODE ALL'INVIOLATO a L'ANIMALE, da TIEPIDO APRILE a POVERA PATRIA, da PROSPETTIVA NEVSKY a LA CURA passando per i TRENI DI TOUZER, E TI VENGO A CERCARE, LE NOSTRE ANIME, L'ERA DEL CINGHIALE BIANCO con l'eccezione di due brani non scritti dalla sua penna come TE LO LEGGO NEGLI OCCHI di Sergio Endrigo e PERDUTO AMOR di Adamo.
Un percorso che è, al tempo stesso, una gioia però  turbata da  una sensazione di tristezza e disagio per quella "stanza della musica" che potrebbe non vedere più la luce di un nuovo "colpo di genio" di questo Grande Maestro.

Ed allora che dirti Caro Maestro  Franco se non uno, dieci, cento, mille  ... GRAZIE.

Grazie per ogni luce accesa dalle tue canzoni dentro "la stanza della musica" ...

Grazie per i mille concetti e le  mille immagini evocative che mi indicavi in ogni canzone e che dovevo andare a cercare per capirne l'origine ... e quindi  Grazie per in ordine sparso per ...


Le Grand Hotel Sea-Gul Magique
I codici di geometria esistenziale
L'ira funesta dei profughi afgani
Le meccaniche celesti
Lady Madonna
Una vecchia Bretone
Lo shivaismo tantrico
Le serenate all'istituto Magistrale
Minima immoralia
La grazia innaturale di Nijinski
L'alba dentro l'imbrunire 
L'ombra della mia identità
Lo stile dionisiaco
Le balinesi nei giorni di festa 
Di viaggiatori anomali in territori mistici
I volontari laici
I commercianti punici 
Echi delle danze Sufi
L'Uno al di sopra del bene e del male
Il transito dell'apparente dualità
La dimensione insondabile


... solo per citarne alcune che ho mandato a memoria negli anni ...

Quando torneremo dal viaggio come i  Migranti di Ganden  ci ritroveremo ... altrimenti ... TI VENGO A CERCARE.




(FRANCO BATTIATO - TORNEREMO ANCORA)




















sabato 19 ottobre 2019

BILL FAY - WHO IS THE SENDER ?



⭐⭐⭐⭐⭐

(DEAD OCEANS - 2015)



Bill Fay, talentusoso pianista e cantautore inglese classe 1943,  mandò alle stampe due discreti lavori all'inzio degli anni settata, l'omonimo BILL FAY nel 1970 e TIME OF THE LAST PERSECUTION nel successivo 1971. 
Tuttavia, a causa degli scarsi risultati di vendita fatti registrare,  Fay si vide chiudere il contratto con l'etichetta discografica facente capo al gruppo Decca.
Troppo oscure e malinconiche le sue liriche, forse troppo avanti con i tempi verrebbe da dire,  quando anche la critica di settore non giocò  per nulla a suo favore condannandolo, di fatto, ad un oblio che durò ben 41 anni  durante i quali  Fay  divenne un artista di culto per pochi, pochissimi.
Nel 2012 Bill Fay tornò in sala di registrazione e il suo nuovo lavoro LIFE IS PEOPLE ottenne ottimi risultati di critiche e vendite riportandolo, di fatto, alle luci della ribalta.
A modesto parere mio,  ancora meglio fece tre anni dopo, nel 2015, allorchè mandò alle stampe  l'album di cui alla presente disquisizione: WHO IS THE SENDER?.
Tredici canzoni di cui dodici inedite e una ripresa dall'album del 1971 registrate nel corso di tredici giorni sotto la supervisione del produttore Joshua Henry che già l'aveva seguito nel lavoro del ritorno in scena nel 2012.
Parliamo di quasi un'ora di musica che, concepita fondamentalmente per piano e voce, viene arricchita e completata da una serie strepitosa di interventi orchestrali che rendono  il tappeto sonoro del disco fantasmagorico a dir poco. 
La poetica visione del "Mondo" secondo  Bill Fay" è tutta dentro le liriche di queste 13 canzoni condensata in maniera molto efficace.
Più che canzoni le potremmo definire "poetiche riflessioni" che toccano i temi di più stretta attualità  allargando il tiro ad una profonda riflessione sull'animo umano.
Splendono così di luce propria  canzoni come WAR MACHINE dove all'organo hammond si accompagna la chitarra elettrica ma anche il mellotron il violoncello e la viola e ancora l'evocativa voce dell'ottima Danni Deller al controcanto,  WORLD OF LIFE che porta il tutto su un piano di riflessione cosmica facendo volare le parole sopra il suono di chitarre viole violoncello violino e corno francese, o ancora UNDERNEATH THE SUN dove alla bucolica descrizione di una natura vivente e florida  si contrappone la forte immagine di un treno carico di uranio e morte  che viaggia anche qui sulle rotaie musicali del piano e voce del "titolare" unitamente ad una vera e propria orchestra che incanta anche al semplice primo e disattento ascolto.
Intima e affascinante,  la "minimale"  A PAGE INCOMPLETE, seppur brevissima è densa di quell'umanità che è propria del suo autore.
Bill Fay rappresenta un esemplare "Raro" di cantautore e musicista.
Uno di quegli artisti che, non ha molto senso stare a raccontare.
L'esperienza unica e definitiva è quella dell'ascolto.




(BILL FAY - WORLD OF LIFE)









giovedì 3 ottobre 2019

ONDANUEVE STRING QUARTET - MUTAZIONI (EP)



⭐⭐⭐⭐⭐

(RADICI MUSIC - 2019)


ONDANUEVE è uno splendido progetto Musicale formato da un quartetto d'Archi di Valore Assoluto.
Poichè nella vita,  nulla capita per caso, l'amico Paolo mi ha fatto pervenire questo "Splendente"  dischetto da recensire  proprio pochissimi giorni dopo che su questo blog aver ricordato lo straordinario lavoro del Maestro Reverberi con i "suoi" Rondò Veneziano.
E così il discorso lì iniziato prosegue idealmente con questo MUTAZIONI dell' "Ensemble d'Archi"  denominato ONDANUEVE STRING QUARTET che propone in queste cinque tracce strumentali, per 25 minuti di eccelsa musica,  un tappeto sonoro formato da violini, viola, violoncello e un lieve sussulto di percussioni.
Maestri, nel pieno senso del termine, sono i membri dell'ONDANUEVE STRING QUARTET nelle  persone di  Andrea Esposito e Paolo Sasso al violino, Luigi Tufano alla viola e Marco Pescosolido al violoncello: i primi tre diplomatisi al Conservatorio "D. Cimarosa" di Avellino mentre Pescosolido si è diplomato al Conservatorio "S. Pietro a Majella" di Napoli questi Ragazzi costruiscono un Progetto Musicale validissimo a cui partecipa con le sue misurate percussioni l'ottimo Riccardo Schmitt.
Cinque composizioni a cura di Andrea Esposito e Marco Pescosolido e cinque diversi modi di intendere la musica strumentale incrociando le vie della tradizione classica con quelle della world music come è nella prima traccia SBEAT dove ritmi evocativi di balcanica memoria, che sarebbero cari a Goran Bregovic (per dirne uno),  ci portano lontano da Napoli e dalla Campania, dove il Quartetto è nato.
MURENA riporta il viaggio su ritmi più "classici" richiamando a tratti proprio i lavori del Maestro Reverberi citato in apertura. Splendido pezzo che rende chiaramente merito alla straordinaria abilità di questi Ragazzi.
A DAY IN SEVILLE parte lenta per poi abbandonarsi ad un ritmo forsennato e tutto lo spirito "latino" del gruppo esulta sull'onda sonora di questo flamenco che è un approdo in terra ispanica 
FILUMENA riporta tutto a casa e in questo caso il viaggio di ritorno passa per atmosfere tipicamente irish e il tappeto sonoro disegna una danza che  è un viaggio tra musica celtica e musica latina.
A salutare il ritorno a casa dell'ONDANUEVE vi è la finale LA MANO DE DIOS che, per quel che mi riguarda, da amante di quel Mexico '86 che mi ha segnato la vita, è fin troppo facile associare al trittico NAPOLI-MARADONA-ARGENTINA  con vista sullo Stadio Azteca di Città del Messico in quell'assolato e mai dimenticato 22 giugno 1986 che il quartetto fa rivivere nei ritmi pulsanti e poi giocosi di questa straordinaria composizione.
Per concludere MUTAZIONI è un ottimo lavoro di "contaminazioni musicali"  e rappresenta un autentica gioia per chi ama la Musica declinata in chiave Strumentale con dentro un'anima e un cuore.
Splendido.



(ONDANUEVE STRING QUARTET - SBEAT)












sabato 21 settembre 2019

RONDO' VENEZIANO - RONDO' VENEZIANO



⭐⭐⭐⭐⭐

(BABY RECORDS - BMG - ARIOLA - 1980)


Anno di grazia  1980.
Da una stupenda intuizione del Maestro Gian Piero Reverberi e dalla necessità della Baby Records di  arricchire il proprio catalogo con una "nuova musica" di respiro internazionale  nacque il "Fenomeno Musicale" noto con il nome di RONDO' VENEZIANO.
L'idea alla base era piuttosto semplice, nella sostanza, ma complessa dal punto di vista "musicale".
La ricetta prevedeva una "nuova formula" che andasse a mischiare il "classico" Stile Barocco con una sorta di "pop- rock strumentale" che, ai tempi d'oggi, si potrebbe anche chiamare "new  wave".
Il Maestro Reverberi  mise insieme un ensemble di valore assoluto e, con il suo genio musicale,  accostandosi e attingendo a piene mani dal classico barocco, da Vivaldi e da altri Maestri "Classici" creò un suono assolutamente unico, nuovo e personale che, pur attingendo come detto  dai "canoni tradizionali",  ne stravolgeva i tempi delle note e che sin da subito mi colpì nel profondo.
L'Orchestra metteva insieme suoni fanastici con un uso preciso e mirato di viola, violoncello,  flauto traverso ed oboe  regalando al tappeto sonoro una dimensione che potrei definire ultraterrena. Qualcosa di mai sentito prima.
Le musiche dei Rondò Venenziano divennero a breve familiari a milioni di italiani grazie alla capillare diffusione che di queste note fece la neonata emittente tv CANALE 5 di Silvio Berlusconi.
Entrai così in contatto con queste magiche note e, ancora oggi, a distanza di quasi 40 anni  conservo il vinile di questo primo album dei Rondò Veneziano come una "reliquia". 
Sulle note romantiche e malinconicamente nostalgiche di brani come  TRAMONTO SULLA LAGUNA, NOTTE AMALFITANA, ANDANTE VENEZIANO o COLOMBINA  ho passato  giorni in ascolto col risultato di fissare in quelle note un periodo ben preciso del mio "crescere" sentendo germogliare in me un senso del "bel suono" che non mi ha mai abbandonato.
Un album di quelli perfetti. 
Nove tracce e trentacinque minuti di Grande Musica.
Musica dal valore che passa oltre il tempo e che andrebbe riscoperta  e rivalutata ben oltre il giudizio e il  ricordo di un attempato nostalgico.




(RONDO' VENEZIANO -  TRAMONTO SULLA LAGUNA)













sabato 22 giugno 2019

SERGIO ARTURO CALONEGO - FRONTERA


⭐⭐⭐⭐⭐

(Sergio Arturo Calonego  MUSIC  - 2019)


Quattro anni dopo l'uscita del magico DADIGADI'  lo splendente suono della Chitarra di Sergio Arturo Calonego torna a riempire le stanze della dimora tonnuta.
Questa volta il viaggio nella "Pura Musica" d'Autore è Garantito da FRONTERA.
Otto nuove composizioni spalmate in mezz'ora di Grande Poesia perchè, alla resa dei conti, di questo stiamo parlando: di un Poeta che racconta al Mondo delle Storie  con la sua Chitarra.
Un Uomo con delle Idee e la sua Chitarra: nulla di più di quello che serve per confezionare un Capolavoro quando, in premessa,  hai dalla tua parte una Tecnica di base invidiabile, uno Strumento degno di tale nome e quel giusto pizzico di "sana follia" che ti consente di accordare lo Strumento in modo inconsueto per queste latitudini e di percuoterlo dolcemente creando suoni che escono da una porta aperta sull'infinito.
Tutto ciò rende FRONTERA un Capolavoro.
Un disco che, nelle parole dello stesso Calonego, "racconta  di frontiere. Le frontiere geografiche o interiori che siano, possono essere confini da difendere o limiti da superare. Dipende solo da che parte le stiamo osservando."
Registrato in presa diretta, senza alcuna sovraincisione, utilizzando lo Strumento Classico con corde in Nylon e pizzicato e dolcemente percosso come solo Calonego sa fare  nascono  perle interamente strumentali ed  introspettive  come DOLCEZZA, BLANCA, o ancora viaggi nello spazio come DISCOVERY.
Risplende di luce propria MANI' che lascia intendere un viaggio tra ricordi ed echi del passato.
Il tragitto prosegue con AGADIR che richiama suoni di terre lontane,  con PULSAR che ha dentro il ritmo percussivo più incisivo del disco, e con BENSEGUIR si giunge al pezzo deputato a chiudere in bellezza il percorso, ovvero la title-track FRONTERA.
Canzone che evoca spazi infiniti, quest'ultima traccia,  lascia definitivamente il segno nella sfera emozionale di chi arriva alla fine dell'ascolto avendo davvero sperimentato un "viaggio interiore" dentro un "Mondo Possibile" ... che sicuramente non  è quello che ci circonda là fuori ma che, sicuramente,   è dentro il cuore e l'anima di questo Splendido Artigiano della Musica.

Grazie Sergio Arturo Calonego. Sempre.






(Sergio Arturo Calonego -  DISCOVERY)




(Sergio Arturo Calonego - MANI')













lunedì 29 aprile 2019

VASCO ROSSI - C'E' CHI DICE NO



⭐⭐⭐⭐⭐

(CAROSELLO RECORDS - 1987)



Uscito sul finire del mese di marzo del 1987  questo ottavo disco di Vasco Rossi arrivò come un sole brillante ad illuminare quella primavera.
Me lo ricordo, nella mia "fedele copia duplicata" su audiocassetta TDK,  girare a tutto spiano per l'aria di casa nei giorni precedenti la Pasqua di quell'anno di Grazia 1987.
Dopo l'ottimo COSA SUCCEDE IN CITTA' di due anni prima  il "Blasco" tornava con un disco di canzoni  più "impegnate" e maggiormente introspettive.
Sin dall'evocativo intro di sax dell'iniziale VIVERE UNA FAVOLA si percepiva subito qualcosa di più intenso e artisticamente valido in questo nuovo lavoro di Vasco.
Così come intensa era anche la posa del "nostro" ben ritratta in copertina  da quell'immenso artista che è Guido Harari.
Testi che si fanno via via maggiormente incisivi  e musicalità raffinate ad opera dei soliti fedeli compagni di Viaggio, da Guido Elmi a Maurizio Solieri, da Massimo Riva a Tullio Ferro portarono lo splendore lucente di questi 39 minuti di musica direttamente al primo posto delle classifiche di vendita.
C'E' CHI DICE NO consegnò, alla Storia, la prima volta di Vasco al numero 1 nelle classifica di vendita con un intero LP di inediti posizione che mantenne per 12 lunghe settimane dominando incontrastato su tutto e tutti. 
La definitiva consacrazione di un Artista amatissimo dai suoi fans per la capacità di raggiungere il cuore e l'animo di molti con pezzi di invettiva sociale come la canzone che titola la raccolta, o racconti di prima mano come nella ballata autobiografica "BLASCO" ROSSI, con pezzi di pura e contagiosa allegria come BRAVA GIULIA, con canzoni dal piglio incazzoso come NON MI VA, o  ... LUNEDI'.
Il meglio dell'album, a mio parere, si concentra nelle tenere carezze che la penna dell'autore regalò all'altra metà del nostro cielo in quella splendida canzone che è RIDERE DI TE così come è delicata,  ma anche spiazzante, un'altra grande ballata di questo disco, CIAO,  dove il nostro Blasco,  senza troppi giri di parole, riuscì a rivendicare una propria "autonomia affettiva"  sulle splendide note composte da Tullio Ferro.
Nei miei ricordi,  proprio sulle note di questa CIAO, in quelle giornate della  primavera '87, vidi in lontananza echi di una bellezza infinita. 
Echi di una Grande Primavera che vivono sempre, e per sempre,  nei solchi di queste note.




(VASCO ROSSI - VIVERE UNA FAVOLA)



(VASCO ROSSI - CIAO)



domenica 31 marzo 2019

JON BROOKS - NO ONE TRAVELS ALONE




⭐⭐⭐⭐⭐

(BOREALIS RECORDS  -  2018)


Un disco Fantastico.
NO ONE TRAVELS ALONE del  cantautore canadese Jon Brooks è un disco di quelli che ti fanno trasalire già al primo ascolto.
Regala subito emozioni forti. Vere. Sincere.
Un disco Fantastico nato da un progetto che ha avuto il concreto aiuto del "Toronto Arts Council" e che è stato sostenuto dal Governo del Canada. Sì, avete letto bene: il Governo ha sostenuto questo validissimo progetto musicale. Roba che definire fantastica è un eufemismo.
Chitarra, piano, un'espressiva e calda voce e una penna da vero singer-songwriter sono le  "armi" che Brooks mette in campo. 
Con la collaborazione  alle chitarre e alla voce  di un altro cantautore canadese, Neil Cruickshank, con Alec Fraser (che è anche il produttore del disco) al basso, John Showman al violino e con le tablas di Ed Hanley che sostituiscono, nel tappeto sonoro di tutto il disco, la batteria  ecco che Jon Brooks confeziona il "Disco Perfetto". 
Unidici Canzoni, Undici Capolavori. Non un brano fuori posto, non una canzone sottotono. Quaratasei minuti di Puro Folk Contemporaneo. 
Basta il primo distratto ascolto della prima canzone del disco,  titolata  "0 1"  per rendersi conto che Jon Brooks non è "uno qualsiasi", ma è "Uno dei Grandi" che popolano questo nostro mondo tra le note.
Tutto il disco gira a meraviglia e, sul diario di bordo,  annoto che è da brividi la ballata  TODOS CAMINAMOS POR ESTE CAMINITO così come splende di luce propria ed è, a mio parere, il punto più alto del disco la canzone MOST THINGS DON'T WORK OUT che si regge sulla voce e virtuosismo al piano di Brooks e sul violino dell'ottimo John Showman, nulla di più, nessun altro "effetto speciale" per ottenere infine un vero Capolavoro.
Emozioni forti arrivano anche da  STANDING AT THE GATES, PROXIMA B, ALL LIFE'S MEANING, THE WOW!SIGNAL, SONG OF THE MOURNFUL WORLD, GULFPORT MS, THE LATER GREATER EMBARASSMENT   e la conclusiva ST. SILOUAN'S PRAYER, con la quale,anche grazie al controcanto di Neil Cruickshank e all'ispirato basso di Fraser si affranca il sigillo su questa manciata di canzoni davvero ispirate.
E di fronte a tanta bellezza non resta che levarsi il cappello e andare a Celebrare per il mondo, reale e virtuale,  Jon Brooks che è un Grande e questo suo NO ONE TRAVELS ALONE uno dei Dischi più belli che abbiano solcato il Mare Nostrum della Musica.
Adamantico.


P.S. Grazie a Paolo Carù che, dalle pagine del "suo" Buscadero, mi ha portato in dono questo "consiglio" musicale nascosto lì tra le pagine del giornale col rischio poi di andarlo a confondere o, peggio ancora, perdere tra le "millanta e più luccicanti"  uscite musicali che ogni mese invadono il mercato discografico. 




(JON BROOKS - TODOS CAMINAMOS POR ESTE CAMINITO)




(JON BROOKS - MOST THINGS DON'T WORK OUT)






venerdì 1 marzo 2019

NICOLA ROLLANDO & I NUOVI DISERTORI - IL DESTINO DEL PORTIERE



⭐⭐⭐⭐⭐

(AUTOPRODOTTO - 2018)

Portieri e  Cantautori.
Il Mio Mondo.
Chi mi frequenta da tempo conosce queste mie Grandi Passioni.
A questi Eroi con il numero 1 sulle spalle o con una Chitarra e una manciata di Canzoni in mano ho dedicato gran parte del mio tempo.
Ho visto, molto.
Ho sentito, molto.
E poi ho scritto tanto: di loro, delle loro gesta, delle loro canzoni.
Faccio mio quello splendido appello di Eduardo Galeano: 

"Vado per il mondo, col cappello in mano, e negli stadi supplico:  "Una bella giocata, per l'amor di Dio". "

modificando un poco il concetto espresso dal grande scrittore sudamericano io vado in cerca di quel tipo sempre un po' eccentrico che vola a bloccare palloni e resto incantato, sempre, di fronte a qualche miracolo di qualche novello icaro ... esattamente come sono sempre pronto ad ascoltare nuove canzoni che ridestino un poco l'animo dal suo torpore.
Così, quando l'amico cantautore Andrea Parodi mi ha segnalato questo album dal magnifico titolo e dalla splendida copertina, IL DESTINO DEL PORTIERE, non ho esitato che lo spazio-temporale  di qualche minuto ad andare in cerca di Nicola Rollando, il suo Autore.
Trovare un portiere-cantautore o un cantautore-portiere, mettetela un po' come preferite, è come trovare il Sacro Graal.
Non è un caso, tuttavia, che Nicola Rollando, cantautore artefice di tale splendida opera musicale, provenga dalla Liguria.
Sarà l'aria.
Sarà il mare. 
Saranno tutte e due le cose insieme ma alla mente mi torna subito un altro artista ligure che, vestita da giovane la maglia da portiere, ha dispiegato le ali in una splendida carriera da cantautore: parlo di Francesco Baccini. 
Insomma ... dici Liguria ... e se non son portieri son cantautori.
E Nicola Rollando è portiere ed è cantautore.
Con un passato nel campionato di prima categoria ligure a difendere i pali della formazione della Monegliese  Nicola  ha inserito all'interno del booklet allegato al cd una splendida foto di quel tempo passato volando tra i pali con il mare alle sue spalle.
Uno splendido scatto fotografico che immortala Nicola nell'attimo esatto in cui si prepara all'intervento. Pura Poesia.


Trovo di una bellezza poetica  anche la copertina di questo disco.
Nel ritratto di Nicola, ricoperto di fango al termine di una partita sicuramente combattuta,  vi è tutta la Poesia propria e specifica del Ruolo. 
Numero 1 sul campo di calcio e  Numero 1 con la Chitarra 12 corde in mano: Nicola Rollando mi ha letteralmente folgorato con le canzoni di questo suo primo disco. 
Un disco di puro cantautorato Made-in-Italy. 
Disco di Pura Bellezza.
Coadiuvato dai suoi compagni di ventura "I NUOVI DISERTORI" nelle persone di: Alice Nappi al violino, Massimo Galelli al basso, Federico Stagnaro alla batteria, Nicola Merciari alla chitarra classica ed elettrica,   Nicola Rollando sfodera dieci piccoli gioielli che misurano in 45 minuti (giusto la fine di un primo tempo magnifico) tutta la sua fine arte di Cantautore di Razza.
Il biglietto da visita di questo album  è subito nella splendente VALLEGRANDE, ballata dai toni tenui che trova in un altro Immenso Artista ligure, Max Manfredi, il giusto compagno di avventura. L'intro di chitarra che apre questo brano è poi anche quello che ci spalanca una finestra sul mondo musicale di Rollando. 
Splende di luce propria anche la seguente APPUNTAMENTO AL BUIO.
Mentre nel brano IL RACCONTO DI UN ISTANTE Nicola Rollando narra della dolorosa  scomparsa del fratello alpinista Ferdinando scomparso sul Monte Bianco nell'anno 2014.
IL DESTINO DEL PORTIERE è, nel mio modo di sentire,  più una Poesia che non una canzone. Si accosta esattamente al "mestiere" del "Guardameta". Il valore dei versi scritti da Rollando è tutto dentro il fatto di esserci sempre stato nei panni di un Portiere. Perchè nessuno al mondo potrebbe descrivere un portiere se non un altro portiere. Nei versi finali "Non lasciarti ingannare dall'effetto della sfera. La parabola beffarda che decide la partita. Ce l'avevi tra le mani e ora ti sfugge dalle dita." io trovo tutto il significato del titolo del disco: il "destino" di questo Eroe con il numero 1 sulle spalle ... è  tutto in una parabola. Da segnalare il contributo di  Paolo Bonfanti,  altra Eccellenza Ligure, che partecipa a questa celebrazione del Ruolo.
In SOLDI,  con l'ottimo violino di Alice Nappi sugli scudi,   vi è il contributo di  un altro  cantautore ligure, Alberto "Napo" Napolitano che presta la sua "straordinariamentedeandreiana" voce alla causa del "portiere".
CARICA E SPARA trascina con il suo straordinario e travolgente  ritmo mentre in UN'ARMATA DI STELLE  Rollando consegna al firmamento delle Stelle la speranza di una redenzione, un messaggio di libertà con l'amico "Napo" ospite alla voce ... quella voce che ad un certo punto ti alzi e dici:  Faber.
LETTERE DALL'ESILIO  è una splendida ballata dai toni pastello che prende forma  e detta il punto di vista di che sceglie la via  di un esilio volontario pur sapendo di non poter fuggire da niente e nessuno.
Nel pezzo LA SVENDITA DEL MANUFATTO Rollando si misura in maniera ironica e sarcastica con  la problematica della svendita del patrimonio pubblico. Il brano vede la partecipazione di Piero Baldini.
La canzone che chiude il disco, DO YOU REMEMBER REVOLUTION, è una sorta di dolce rivisitazione del tempo passato, un dolce viaggio nella nostalgia messa in  musica.
Alla fine di questi  45 minuti di Ottima  Musica non resta che togliersi il capello e inchinarsi di fronte a tanta Grande Bellezza: Nicola Rollando & i suoi "Nuovi Disertori" macinano Grande Musica. Bella Musica. 
Spero che questo disco, il suo Autore & i suo Compagni di viaggio possano trovare una "giusta" collocazione nel panorama della musica cantautorale italiana, perchè se lo meritano davvero.
IL DESTINO DEL PORTIERE è un Grande Disco
Que Corra La Voz !!!!!!!!!!


p.s.

Grazie Nicola, per aver portato il Portiere sulla copertina di un disco. 

Grazie per averne cantato il Destino.





(NICOLA ROLLANDO & I NUOVI DISERTORI - VALLEGRANDE)








(NICOLA ROLLANDO & I NUOVI DISERTORI - IL DESTINO DEL PORTIERE)













sabato 26 gennaio 2019

LUIGI MAIERON - NON VOGLIO QUASI NIENTE



⭐⭐⭐⭐⭐

(APPALOOSA RECORDS - 2018)


di Rho Micol & Mauro


Luigi Maieron, Poeta, Scrittore e Cantautore friulano, ha composto e cantato una della canzoni più belle della storia della musica d'autore italiana:  quella canzone, che titolava il suo secondo album, SI VIF è una di quelle composizoni che una volta entrata nel cuore, non ne esce più,  e diventa indispensabile compagna di viaggio.
In occasione dell'uscita del suo terzo album, UNE PRIMAVERE, nel gennaio del 2008, mi capitò l'occasione e la fortuna  di poter intervistare Luigi in una bella chiaccherata che potete andare a rileggere al sito www.iltonnuto.it (cercando nell'archivio il numero 80).
Nel corso di quell'intervista chiesi conto a Luigi della "genesi" di quella sua splendida  SI VIF.
E  questa fu la sua risposta:

 "Si vîf è stato l’ultimo brano scritto del cd. In questo lavoro mi piaceva raccontare i passaggi a cui siamo obbligati nel tentativo di spogliarci delle tante cose inutili che per distrazione, obbligo o tributo ai tempi moderni ci mettiamo o ci facciamo mettere addosso. Dopo tre anni di scrittura tutto era come lo avevo sperato, ma mancava qualcosa. Non riuscivo ad inserire nel modo sperato, un concetto che consideravo centrale e che era riassunto nella frase: “no si cres avonde mai cence bogns ricuarts, si vîf distes ma a coste un pouc di plui” (non si cresce mai abbastanza senza buoni ricordi, si vive comunque ma costa un poco di piu’). L’origine di buoni ricordi non solo relativi a rapporti d’infanzia, ma a tutti i periodi di un’esistenza. La necessità quindi di “messa a fuoco” continua per non perdere il senso del reale per poi lasciarsi andare ad inutili rimpianti. Poi un giorno in risposta ad una persona che mi chiedeva come stavo gli risposi:”Si Vîf “, e immediatamente capì che avevo trovato il modo di sviluppare la canzone che cercavo e che chiudeva il cerchio e concludeva il CD: dovevo descrivere i tanti passaggi per costruire una sola vita; i buoni ricordi quale principio da considerare per noi e per gli altri."

Oggi, undici anni esatti dopo quell'intervista, sono qui ad ascoltare l'ultimo album di Maieron  dal titolo NON VOGLIO QUASI NIENTE che, uscito sul finire del 2018, vede Luigi riassumere quel "Si Vif", in 12 canzoni e 50 minuti di Pura ed Autentica Poesia. Il Poeta friulano mette nero su bianco le profonde, chiare,  riflessioni di un Uomo che ha quel Dono, splendido, di saper tratteggiare in pochi incisivi ed essenziali versi stati d'animo e verità universali che sono (o dovrebbero essere) patrimonio dell'Animo di tutti noi.
Il disco, che vede un altro friulano D.O.C. come Umberto Trombetta Gandhi alla direzione artistica e arrangiamenti, propone suoni che spaziono a tratti in atmosfere quasi  jazz e che vedono accanto alla voce e chitarra di Luigi (come sempre autore di tutti i testi e le musiche), la chitarra elettrica di Stefano Natali, il basso elettrico di Emiliano Visentini, l'organo Hammond e piano elettrico di Rudy Fantin, il violoncello di Mara Grion, la fisarmonica di Sebastiano Zorza, il piano elettrico di Giorgio Pacorig, il sax soprano di Nevio Zaninotto, la tromba di Favio Zanuttini e le batterie e percussioni a cura dello stesso U.T. Gandhi.
Il disco si apre con la canzone che titola tutta l'opera "NON VOGLIO QUASI NIENTE"   una ballata malinconica nella quale si evidenzia l'importanza dell'amore e la buona sostanza che alla fine stringendo il "pugno" sono proprio poche le cose che possiamo trattenere. Un Manifesto della Vita.
MINORANZE è una ballata travolgente impreziosita dalle voci del coro Freevoices e dal refrain accativante "Alle volte è un giro di vento una marcia in controtempo / un paese che non ti vede un amore che non cede / alle volte è un nuovo incontro un sorriso più grande di noi / tutto quello che passa per strada correndo e viene a stare da te" che resta veloce in mente. Splendida.
IL BIEL VIAC (IL BEL VIAGGIO) è la prima delle tre canzoni cantate da Luigi nel suo dialetto "furlan" ed è una canzone in puro stile country-western con le atmosfere proprie del genere e con un ottimo lavoro alla tromba di Flavio Zanuttini .
QUANDO PARLO DI TE racconta l' assenza in maniera malinconica ma assolutamente non banale.
I TUOI FIANCHI si apre con l'essenziale violoncello di Mara Grion e  racconta la storia di   un amore dell'epoca della giovinezza che l' incontro in età adulta fa rivivere nei ricordi per nulla sbiaditi dal passare del tempo sospesi tra nostalgia e qualche rimpianto. Magica.
In LA LENGHE DA CJERE ( LA LINGUA DELLA TERRA), sempre cantata nel suo dialetto,  Luigi racconta il rapporto delle radici e della terra sempre tenendo presente che le radici si muovono insieme per un bene comune.
UN POCO DI TE è una poesia Pura che racconta una giornata come tante nella vita  di quell' essere speciale che si chiama Donna. Altra canzone che andrebbe stampata e portata a Manifesto.
GRANDE DENTRO racconta un po' del viaggio fatto fin qui nella vita avendo sempre cura di preservare e coltivare con la dovuta cura quei valori semplici che ci consentono di rimanere sempre  e comunque grandi dentro.
SAN SCUIGNI (SANTO DOVERE) è l' ultima delle tre canzoni in dialetto dell' album ed è una riflessione sul lavoro, su ciò che si costruisce e sui meriti che ne scaturiscono . 
CANZONE PER ICIO è la canzone che Maieron dedica a Maurizio Protti detto Icio, per anni autista personale dello scrittore Mauro Corona, che ha condiviso un pezzo di vita e di strada  con Luigi  nel corso delle lunghe serate nate dalla collaborazione tra i due artisti friulani.
CHE COSA NE FAREMO è una riflessione sul tempo passato insieme e sulla condizione umana per scoprire in fine che non siamo poi così soli.
IL CIELO DI CASA MIA è la canzone che chiude il disco e racconta la semplice bellezza del cielo sopra la propria casa. Rappresenta quel luogo ove, nelle parole di Luigi, il nostro Poeta ci voleva portare: "Ogni Canzone è una piccola osteria dove fermarsi a bere un bicchiere insieme e scambiarci qualche opionione."
Per concludere, terminato l'ennesimo attento ascolto ho scorto chiaro,   tra le pieghe di questo viaggio "in volo"  sospeso sopra l'animo umano,  quegli splendidi e sempiterni versi vergati da John Gillespie Magee Jr.  che alla fine della sua HIGH FLIGHT raccontava: "(...) Ho spento i motori / e percorrendo spazi inviolati di paradiso, / la mano ho messo fuori / e di Dio ho sfiorato il viso".
Con la tua Poesia ci hai fatto volare molto in alto.
Grazie Luigi.
Mandi.






(LUIGI MAIERON - NON VOGLIO QUASI NIENTE)