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sabato 27 gennaio 2024

SILVIA CONTI - HO UN PIANO B

 


⭐⭐⭐⭐⭐

(RADICIMUSIC  RECORDS - 2024)


Sette anni   dopo lo splendente album "A PIEDI NUDI"  la cantautrice toscana Silvia Conti torna con un nuovo (ed altrettanto splendente) lavoro titolato "HO UN PIANO B".

Bellissima la copertina, che rimanda allo storico "HORSES" di Patti Smith e che ritrae la cantautrice toscana in tutto il suo splendore.

Silvia Conti ha lavorato a questo disco in parallelo con il progetto di un  libro di memorie scritte a mano da suo padre, Silvano Tognelli e che la stessa Silvia, insieme al marito Bob Mangione, ha digitalizzato e quindi mandato alle stampe.

Nel libro, intitolato GLI ANNI SPRECATI, si narrano i ricordi di prima mano di Silvano. Sono le sue memorie dei tragici eventi della seconda guerra mondiale: degli anni che passarono tra il 1942, quando lasciò la sua Firenze,  fino al 1945, quando con la fine della guerra ritornò alla sua città natale dopo aver vissuto sulla sua pelle le crudeltà e le ingiustizie di quella tragedia mondiale.

Le righe del libro trovano una loro diretta "traslitterazione  musicale" in diverse delle canzoni di  "HO UN PIANO B".

Così che l'uno, il libro,  diventa compendio per comprendere appieno l'altro, il disco, e seppur è vero che ognuno dei due prodotti ha una vita propria, autonoma, e a sé stante, è anche vero che la totalità dello straordinario lavoro di Silvia Conti lo si vede, chiaro, solo con la fruizione completa dei due supporti.

Ringrazio ancora una volta Silvia per avermi reso "ospite" di questo duplice capolavoro introducendomi prima al libro del padre e quindi all'album musicale.

Avendo letto "GLI ANNI SPRECATI"  si gustano appieno e fino in fondo  canzoni come  INVERNO 1944 (Mackatica) che narra della prigionia del padre in Montenegro, ma anche di una delle canzoni più ipnotiche dell'album, L'UOMO DELLA MONTAGNA, ha un refrain che mi ha subito riportato alla mente la canzone  ANDREA del Grande Faber, là dove si narrano proprio le vicende partigiane. ("ucciso sui monti  di Trento / dalla mitraglia") e un che di Mario Rigoni Stern 

Splendida la cover di BELLA CIAO che Silvia ha studiato, con il marito Bob Mangione, in modo tale da farne una "versione balcanica" che ben si presta a chiudere il  discorso intrapreso con INVERNO 1944.  E' da segnalare l'ottimo lavoro di Bob Mangione sia alle chitarre elettriche che in altre esecuzioni nello scorrere di tutte le canzoni del disco. Un valore aggiunto nella somma finale di questo capolavoro.

Il singolo  che ha lanciato l'album, LUCCIOLA  (che poi è anche la canzone che apre il disco)  è scritta dallo stesso Bob Mangione ed è una riflessione sulla condizione odierna della donna.

La figura femminile è poi splendidamente sintetizzata da Silvia Conti nel brano FARFALLA  che si apre con una chicca poetica tratta dalla raccolta "Fondamentale" di Daniel Vogelmann.

Vi è spazio poi per intime riflessioni della cantautrice toscana affidate al brano MOLTITUDINI, mentre in  IL FILO D'ARGENTO (PER ENRICO)  la dedica è per l'amico  Enrico Greppi "Erriquez" che in tanti abbiamo amato coi suoi BANDABARDO' e che per Silvia è stato un protagonista per uno snodo cruciale nel suo percorso artistico. Splendida Canzone.

Con il  brano SETTEMBRE si riflette  sull'accoglienza e sulla solidarietà  mentre il brano VAN GOGH è l'unica cover dell'album ed è un brano tratto dal terzo lavoro del cantautore e produttore  Gianfilippo Boni dall'omonimo titolo.

E su questa canzone vale spendere alcune considerazioni.  Io ho personalmente conosciuto Gianfilippo  Boni (ormai più di dieci anni fa) in unico "storico" (per me)  incontro all' 1 & 35 CIRCA di Cantù quando il musicista toscano era in trasferta con il nostro Max Larocca.  Ho sempre avuto una venerazione per Boni, che io chiamo sempre Maestro (dato che è insita in lui una straordinaria perizia tecnico-musicale come esecutore e produttore, come cantante e cantautore) sin dai tempi del suo lavoro svolto in funzione dell'esordio discografico di Max Larocca.  Ma è evidente, che Boni goda di massima stima anche da parte di Silvia Conti che, per omaggiarlo, sempre in combutta con suo marito Bob Mangione ha inserito nel suo disco, posta  al termine di BELLA CIAO,  una ghost track  intitolata SuperPippo che è proprio dedicata a Boni che di questo album ha curato la registrazione e il mixaggio.

Questo omaggio è, a parare mio, l'esatto metro che misura la statura "umana" prima ancora che artistica di questi "ragazzi toscani", tutti, nessuno escluso. 

Questo senso di gratitudine, l'uno per il lavoro dell'altro, è sintomo di una collaborazione artistica di sicuro successo (senza bisogno di alcun PIANO B)  perché non basata solo ed esclusivamente su capacità e virtuosismi  fini a sé stessi prestati all'opera altrui, quanto piuttosto basata su una reale  unità di intenti vissuta in un'atmosfera di sincera amicizia. Davvero uno splendido omaggio. Complimenti Silvia e Bob per questa "chicca".

Doveroso anche nominare i "ragazzi della truppa toscana" che hanno contribuito tutti alla piena riuscita del disco: parlo di Marco Cantini, qui ospite ai cori,  Lorenzo Forti al basso,  Fabrizio Morganti  alla batteria,  Lele Fontana  al pianoforte, hammond e rhodes, e gli altri ospiti come  Francesco "Fry" Moneti al violino, Gennaro Scampato ai cembali, triangolo e wasamba, Matteo Urro alle chitarre elettriche, Francesco Cusumano alla chitarra acustica, Tiziano Mazzoni alla chitarra acustica,  e quindi Cristina Banchi, Mani Naimi e Marilena Catapano ai cori.

Ultimo, ma tutt'altro che trascurabile dettaglio,  (almeno per noi "vecchi" fruitori del supporto "fisico")  è l'ottimo packaging che (a mia memoria) da sempre è uno dei punti di forza dell'etichetta RADICIMUSIC   RECORDS. Davvero un lavoro di pregiato artigianato prodotto con carta artistica italiana, una cura per i dettagli che è un dettato di Amore. Vero.

Al tirare delle somme, in questo duplice sforzo artistico, tra libro e disco, Silvia Conti ha messo insieme gran parte del suo mondo, gran parte della sua vita, ed è stato un onore averne potuto fruire da lettore e da ascoltatore. 

C'è tanta passione dentro queste due opere,  e grazie ad una sensibilità, sinceramente unica e profonda che condivisa diventa "patrimonio" di tutti questa passione travolge e se, davvero, quegli anni di cui parlava Silvano sono stati sì "anni sprecati", per certo ora sappiamo che non sono passati invano.



(SILVIA CONTI -  INVERNO 1944 - MACKATICA)


(SILVIA CONTI - IL FILO D'ARGENTO)



(SILVIA CONTI - LUCCIOLA)