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lunedì 1 aprile 2024

GERARDO POZZI - RICORDATI DI TE

 


⭐⭐⭐⭐⭐

(Autoprodotto  - 2024)


Correva l'anno di grazia 2011 allorquando, per la prima volta,  il nome di Gerardo Pozzi comparve sulle pagine del nostro TONNUTO: era precisamente il numero 116 del mese di aprile, come ora, esattamente 13 anni fa.

A portarlo sulle nostre pagine l'amico Fabio Antonelli che scrisse la recensione di SCONOSCIUTI E IMPERFETTI  prima prova discografica di Pozzi. 

Con un "padrino" come Giorgio Conte e forte di una lettera di incoraggiamento  a suo tempo ricevuta dal fratello di questi, Paolo, il primo disco di Gerardo Pozzi destò subito l'interesse dell'amico Antonelli  autentico Intenditore di Musica d'Autore e che, sempre, devo ringraziare per aver portato tanta bellezza sulle nostre pagine e alle nostre orecchie. Ed infatti la classe ed il talento di Pozzi hanno avuto più di un riconoscimento, valga, tra tutti, la sua classificazione tra i primi quattro artisti al celebre Premio Musicultura nel 2019 con il brano BADABUM. 

Nel frattempo Pozzi ha mandato alle stampe altri due album, TIGRECONTROTIGRE del 2014 e SONO UNA BRAVA PERSONA del 2018,  prima di questo suo ultimo, splendido lavoro uscito ad inizio marzo.

RICORDATI DI TE è un disco che nasce da un periodo particolarmente travagliato per il cantautore di origini bergamasche ma di stanza in quel di Vittorio Veneto.

E, come tutte le cose che nascono da un periodo "travagliato", l'album è un concentrato di riflessioni che, da intime, Pozzi declina in "collettive" andando a toccare i nervi scoperti della vita quotidiana di ognuno di noi.

E' un fine pianista Pozzi. E le sue canzoni nascono per lo più così, piano e voce.

Se potessi accostarlo a qualche collega io, senza dubbio alcuno, lo metterei affianco a Locasciulli, e per la perizia con lo strumento e per quel modo di cantare che rimanda ad una "nostalgia" di tempi lontani, di figli di quelle "classi" dei primi settanta, che davvero hanno respirato un'aria ancora piena di "vitamine di vita" ... che mancano, ahimè  ai tempi "analfabeti di vita" di oggi.

RICORDATI DI TE  allinea dieci autentiche gemme in 30 minuti di "musica perfetta".

Sono impegnati nelle registrazioni del disco con Gerardo, impegnato alla voce, alla batteria e  al piano,  Paolo Piovesan al basso e chitarre, Anna Novello al coro e voci,  Franco Bonato alla chitarra classica. Lo stesso Piovesan ha eseguito registrazione e mixaggio.

L'album si apre con ADDAPASSA' che è un vero e proprio "inno alla resilienza"  qualità che, nella vita, ci viene richiesta in particola modo quando arriviamo al bivio con incroci pericolosi. 

Nel successivo brano,  SERGEJ,  ho ritrovato lo stesso "spessore civico" che aveva una vecchia canzone di Francesco Baccini, COATTO MELODY che, tratta dal disco IL PIANOFORTE NON E' IL MIO FORTE ha qualcosa in "comune" con le vicende artistiche di Pozzi, ossia  Giorgio Conte che, di quel disco del Baccini era il produttore. Pezzo magnifico che, al di là del pizzico di satira che accompagna il refrain, cela tutta l'amarezza per il destino degli "invisibili", degli ultimi. Pezzo Prezioso.

ANNA GOLDI rimarca, nel nome dell'ultima donna condannata al rogo per stregoneria in Europa, il triste tema dei femminicidi.  Mentre la successiva CASOMAI è una canzone che rivisita "politicamente"  la corta memoria della nostra "cultura-civica".

SCIABOLA, che nasce da un occasionale episodio occorso a Pozzi che, uscito per andare in bicicletta bardato con un passamontagna incontra e saluta una vicina di casa che, vedendolo così  alla "diabolik" ricambia il saluto salvo scappare veloce come una ... sciabola.

Nel brano DOV'E' FINITO L'AMORE DEL MONDO  la riflessione del cantautore  si sposta sul sentimento più dibattuto di ogni tempo, l'amore. Perduto,  mai più ritrovato, nel cercare in ogni dove men che dove andrebbe cercato per prima, cioè in se stessi. Un pezzo che sarebbe andato a genio a un amico mio di nome Leo Buscaglia.

FANGU' è  quel male, fisico, mentale, reale o immaginario che ci capita tra capo e collo, tra le cattiverie del mondo, della gente, delle malelingue, di tutto ciò che è il sentimento dell'invidia. Pezzo in "agro-dolce", tale e quale a quel poco di aceto passato a Gesù in croce dal centurione romano di biblica memoria.

Nel brano ACTARUS, che si rifà nel titolo alla memoria dello storico personaggio inventato da Go Nagai,   Gerardo Pozzi parte dal lontano passato, dall'amore che nel tempo c'è stato o ci è mancato, di  quello semplicemente anelato. Poesia Pura.

LA VITA VA è una ballata dal bel refrain ed è un'intima riflessione sulla caducità della nostra esistenza. Bellissima con i cori a più voci che la impreziosiscono.  

A portare a conclusione questo magnifico lavoro è il brano RICORDATI DI TE che è un invito ad un certo modo di concepire la vita, partendo da sé. E' anche questo uno di quei brani che, fosse vivo Leo Buscaglia, porterebbe con sé nei suoi seminari per farlo sentire ai suoi alunni. 

Nell'album "fisico" vi è poi un brano aggiuntivo, con pochi preziosi secondi di reprise del brano LA VITA VA cantato dalle due figlie di  Pozzi. Un autentico colpo al cuore. Stupendo.

Ma vorrei che, per capire tutto e fino in fondo il lavoro di Pozzi,  fossero le sue stesse parole a raccontare questo splendido RICORDATI DI TE  grazie al magnifico lavoro che ha fatto Fabio Antonelli  in questa sua intervista pubblicata sul suo blog che potete leggere cliccando sul link che segue:

Intervista a Gerardo Pozzi a cura di Fabio Antonelli


Essendo  autoprodotto, l'album "fisico" va richiesto direttamente  a Pozzi attraverso la sua pagina Facebook mentre per l'ascolto l'album è presente, tra le altre,  nella piattaforma di Spotify anche se,  pure per questo album , vale la mia regola  aurea del "Buy don't Spotify".

Quando potete, ascoltate  questo Album.

C'è dentro tanta, ma tanta,  Bellezza. 




(Gerardo Pozzi presenta RICORDATI DI TE)




(GERARDO POZZI - LA VITA VA)




(GERARDO POZZI - RICORDATI DI TE)






domenica 3 marzo 2024

LUCA DI MARTINO - NON IMPORTA LA META

 



⭐⭐⭐⭐⭐

(802 RECORDS  - 2024)


Luca Di Martino, classe 1987,  autore e compositore siciliano aveva sin qui mandato alle stampe due raffinati album strumentali per sola chitarra. 

Lavori di splendida fattura. Ispirati e ispiranti. Lavori da puro "artigiano della musica" da autentico virtuoso dello strumento.

Tutta questa "perizia" musicale Di Martino l'ha ora riversata in  NON  IMPORTA LA META, che è il suo primo album da Cantautore. 

Aveva dentro un "mondo intero" Di Martino e, là dove la musica, da sola,  non bastava a far prendere il volo alle sue canzoni Luca ha pensato bene di mettere i suoi pensieri sopra le sue note ed il risultato è davvero  un Grande Disco. Un Grande Disco.

Album che si rivela, ascolto dopo ascolto, una miniera di idee, spunti, immagini evocative. Bellezze.

Sono splendidi quei versi in  siciliano che mi riportano subito al cuore due Maestri,  Franco Battiato e Pippo Pollina, eminenti colleghi siciliani.

Di Martino con le sue parole, le sue note e la sua chitarra disegna in dieci canzoni trenta minuti di Musica davvero eccelsa.

Canzoni dense, come l'iniziale  IL BUON ODORE DELLA TERRA contengono già il "seme" di quella grande ed ispirata penna che fa, di questo ragazzo siciliano, un degno erede della scuola dei Cantautori Siciliani dato di fatto che viene confermato già dall'ascolto del secondo brano, NON IMPORTA LA META, che  è poi quello che titola l'album.

In TUTTO E NIENTE  c'è quel bellissimo intercalare in dialetto siciliano  "padrone di tutto / padrone di niente" che ripetuto più volte resta subito in mente, come quel "cuore che cerca sempre una ragione".

NUDA REALTA'  è una delicata e riflessiva ballata che trae spunto dall'ordinarietà del nostro tempo.

Splendida è anche TORNA NATALI, un affresco sentito e nostalgico che davvero si avvolge al cuore ad ogni ascolto. Una perla autentica.

Poetici i due minuti del brano  NEL CUORE DI UNA FAVOLA mentre il fischio di un treno a vapore  introduce il brano IO VADO AVANTI che è un elogio alla resilienza di chi prosegue il viaggio nonostante tutto.

CU TEMPU  è un altro bellissimo brano in dialetto siciliano.

La dolce  RICANTAMI UNA NINNA NANNA  che rievoca ricordi di un'infanzia lontana e la figura della madre ci portano alla conclusiva  POCHE PAROLE che poi è una sorta di manifesto dell'ispirazione di un'artista che racconta il proprio mondo con "poche parole" ma di certo una grande passione.

Tutti i testi e le musiche sono opera di Luca Di Martino che viene coadiuvato agli arrangiamenti ed al piano dall'ottimo lavoro di Aldo Giordano.

Registrazione, mix e mastering sono sempre opera di Giordani e, detto che l'album è stato registrato  presso il RECStudio di San Cataldo in provincia di Caltanissetta, non mi resta che consigliare, di cuore, questo disco a tutti i miei amici amanti della buona Musica D'Autore.

Luca Di Martino è già tra i "miei"  preferiti.

Emozionante.



(LUCA DI MARTINO  - NON IMPORTA LA META)




(LUCA DI MARTINO - TORNA NATALI)





sabato 17 febbraio 2024

ZACH BRYAN - AMERICAN HEARTBREAK

 


⭐⭐⭐⭐⭐

(WARNER  RECORDS INC - 2022)


Zach Bryan, classe 1996 e  di stanza in Oklahoma,  per il suo debutto con la "major" Warner  nel corso del 2022 mandò alle stampe questo ambizioso progetto discografico: AMERICAN HEARTBREAK.

Non un album qualunque.

Un doppio cd e triplo vinile.

34 canzoni inedite  per oltre due ore di musica.

Apparentemente una "follia".

Commercialmente un vero e proprio azzardo.

Ma il ragazzo ha "stoffa", ha classe,  e così,  nel giro  di un non  nulla, questo album si fa strada nella classifiche di vendite e, alla fine, l'azzardo si tramuta in un successo per certi versi "clamoroso": il disco entra in classifica nella top five  della classifica Billboard 200.

Non vi è dubbio che l'opera di questo ragazzo richieda un attento ascolto ma, a conti fatti, ne vale veramente la pena.

Le storie che Bryan mette dentro le sue canzoni sono Le storie di una vita qualunque, sono storie che derivano direttamente dalle vene  dall'America di oggi giorno.

Mi sono fermato e ho riascoltato più volte alcuni brani che, sopra altri, mi hanno colpito, e cito TISHOMINGO, OKLAHOMA CITY,  BILLY STAY, YOU ARE MY SUNSHINE, ma è la forte coesione di tutte le canzoni a rendere questo album davvero interessante.

Zach Bryan mette nero su bianco sensazioni che, a pelle, in prima battuta mi hanno ricordato certe canzoni storiche del "primo" Vasco Rossi ... cito per esempio LA NOSTRA RELAZIONE o CIAO. Ho trovato nelle liriche di Bryan qualcosa di molto simile a quel modo di "sentire" le cose della vita che era proprio di quel primo Vasco lì.

Annoto lo splendido incipit del brano SUN TO ME. La canzone si apre con  un orario, 5:34 a.m.  che non può certo passare inosservato. Il brano, ad un certo punto recita " (...) perchè ho vissuto aspettando il giorno in cui il buon Dio, volendo, ti manderà sulla mia strada"   che a mia interpretazione rimanda a  quel famoso versetto della Bibbia, non a caso,  5.34 del Vangelo di Marco "Gesù rispose: figlia, la tua fede ti ha salvata." ...  con ciò intendendo, chiaramente, che Zach Bryan è uno di quei "cantautori" che si  può, a buona ragione, intendere "Illuminato".

Nel frattempo,  la scorsa estate, Bryan ha mandato alle stampe il suo secondo album per la Warner, titolato semplicemente ZACH BRYAN e che ha toccato al debutto la posizione n.1 della Billboard 200 mettendosi alle spalle, tanto per dire, la celeberrima Taylor Swift  come da link allegato https://www.billboard.com/charts/billboard-200/2023-09-09/

Non ho dubbio, alcuno, che questo ragazzo abbia ancora molte cose belle da condividere con noi e da parte mia non posso fare altro che invitarvi ad andare a sentire le due ore di musica di questo AMERICAN HEARTBREAK .

C'è dentro  tutto il mondo di Zach Bryan.



(ZACH BRYAN - OKLAHOMA CITY)






(ZACH BRYAN - TISHOMINGO)




(ZACH BRYAN - BILLY STAY)



(ZACH BRYAN - SUN TO ME) 






sabato 27 gennaio 2024

SILVIA CONTI - HO UN PIANO B

 


⭐⭐⭐⭐⭐

(RADICIMUSIC  RECORDS - 2024)


Sette anni   dopo lo splendente album "A PIEDI NUDI"  la cantautrice toscana Silvia Conti torna con un nuovo (ed altrettanto splendente) lavoro titolato "HO UN PIANO B".

Bellissima la copertina, che rimanda allo storico "HORSES" di Patti Smith e che ritrae la cantautrice toscana in tutto il suo splendore.

Silvia Conti ha lavorato a questo disco in parallelo con il progetto di un  libro di memorie scritte a mano da suo padre, Silvano Tognelli e che la stessa Silvia, insieme al marito Bob Mangione, ha digitalizzato e quindi mandato alle stampe.

Nel libro, intitolato GLI ANNI SPRECATI, si narrano i ricordi di prima mano di Silvano. Sono le sue memorie dei tragici eventi della seconda guerra mondiale: degli anni che passarono tra il 1942, quando lasciò la sua Firenze,  fino al 1945, quando con la fine della guerra ritornò alla sua città natale dopo aver vissuto sulla sua pelle le crudeltà e le ingiustizie di quella tragedia mondiale.

Le righe del libro trovano una loro diretta "traslitterazione  musicale" in diverse delle canzoni di  "HO UN PIANO B".

Così che l'uno, il libro,  diventa compendio per comprendere appieno l'altro, il disco, e seppur è vero che ognuno dei due prodotti ha una vita propria, autonoma, e a sé stante, è anche vero che la totalità dello straordinario lavoro di Silvia Conti lo si vede, chiaro, solo con la fruizione completa dei due supporti.

Ringrazio ancora una volta Silvia per avermi reso "ospite" di questo duplice capolavoro introducendomi prima al libro del padre e quindi all'album musicale.

Avendo letto "GLI ANNI SPRECATI"  si gustano appieno e fino in fondo  canzoni come  INVERNO 1944 (Mackatica) che narra della prigionia del padre in Montenegro, ma anche di una delle canzoni più ipnotiche dell'album, L'UOMO DELLA MONTAGNA, ha un refrain che mi ha subito riportato alla mente la canzone  ANDREA del Grande Faber, là dove si narrano proprio le vicende partigiane. ("ucciso sui monti  di Trento / dalla mitraglia") e un che di Mario Rigoni Stern 

Splendida la cover di BELLA CIAO che Silvia ha studiato, con il marito Bob Mangione, in modo tale da farne una "versione balcanica" che ben si presta a chiudere il  discorso intrapreso con INVERNO 1944.  E' da segnalare l'ottimo lavoro di Bob Mangione sia alle chitarre elettriche che in altre esecuzioni nello scorrere di tutte le canzoni del disco. Un valore aggiunto nella somma finale di questo capolavoro.

Il singolo  che ha lanciato l'album, LUCCIOLA  (che poi è anche la canzone che apre il disco)  è scritta dallo stesso Bob Mangione ed è una riflessione sulla condizione odierna della donna.

La figura femminile è poi splendidamente sintetizzata da Silvia Conti nel brano FARFALLA  che si apre con una chicca poetica tratta dalla raccolta "Fondamentale" di Daniel Vogelmann.

Vi è spazio poi per intime riflessioni della cantautrice toscana affidate al brano MOLTITUDINI, mentre in  IL FILO D'ARGENTO (PER ENRICO)  la dedica è per l'amico  Enrico Greppi "Erriquez" che in tanti abbiamo amato coi suoi BANDABARDO' e che per Silvia è stato un protagonista per uno snodo cruciale nel suo percorso artistico. Splendida Canzone.

Con il  brano SETTEMBRE si riflette  sull'accoglienza e sulla solidarietà  mentre il brano VAN GOGH è l'unica cover dell'album ed è un brano tratto dal terzo lavoro del cantautore e produttore  Gianfilippo Boni dall'omonimo titolo.

E su questa canzone vale spendere alcune considerazioni.  Io ho personalmente conosciuto Gianfilippo  Boni (ormai più di dieci anni fa) in unico "storico" (per me)  incontro all' 1 & 35 CIRCA di Cantù quando il musicista toscano era in trasferta con il nostro Max Larocca.  Ho sempre avuto una venerazione per Boni, che io chiamo sempre Maestro (dato che è insita in lui una straordinaria perizia tecnico-musicale come esecutore e produttore, come cantante e cantautore) sin dai tempi del suo lavoro svolto in funzione dell'esordio discografico di Max Larocca.  Ma è evidente, che Boni goda di massima stima anche da parte di Silvia Conti che, per omaggiarlo, sempre in combutta con suo marito Bob Mangione ha inserito nel suo disco, posta  al termine di BELLA CIAO,  una ghost track  intitolata SuperPippo che è proprio dedicata a Boni che di questo album ha curato la registrazione e il mixaggio.

Questo omaggio è, a parare mio, l'esatto metro che misura la statura "umana" prima ancora che artistica di questi "ragazzi toscani", tutti, nessuno escluso. 

Questo senso di gratitudine, l'uno per il lavoro dell'altro, è sintomo di una collaborazione artistica di sicuro successo (senza bisogno di alcun PIANO B)  perché non basata solo ed esclusivamente su capacità e virtuosismi  fini a sé stessi prestati all'opera altrui, quanto piuttosto basata su una reale  unità di intenti vissuta in un'atmosfera di sincera amicizia. Davvero uno splendido omaggio. Complimenti Silvia e Bob per questa "chicca".

Doveroso anche nominare i "ragazzi della truppa toscana" che hanno contribuito tutti alla piena riuscita del disco: parlo di Marco Cantini, qui ospite ai cori,  Lorenzo Forti al basso,  Fabrizio Morganti  alla batteria,  Lele Fontana  al pianoforte, hammond e rhodes, e gli altri ospiti come  Francesco "Fry" Moneti al violino, Gennaro Scampato ai cembali, triangolo e wasamba, Matteo Urro alle chitarre elettriche, Francesco Cusumano alla chitarra acustica, Tiziano Mazzoni alla chitarra acustica,  e quindi Cristina Banchi, Mani Naimi e Marilena Catapano ai cori.

Ultimo, ma tutt'altro che trascurabile dettaglio,  (almeno per noi "vecchi" fruitori del supporto "fisico")  è l'ottimo packaging che (a mia memoria) da sempre è uno dei punti di forza dell'etichetta RADICIMUSIC   RECORDS. Davvero un lavoro di pregiato artigianato prodotto con carta artistica italiana, una cura per i dettagli che è un dettato di Amore. Vero.

Al tirare delle somme, in questo duplice sforzo artistico, tra libro e disco, Silvia Conti ha messo insieme gran parte del suo mondo, gran parte della sua vita, ed è stato un onore averne potuto fruire da lettore e da ascoltatore. 

C'è tanta passione dentro queste due opere,  e grazie ad una sensibilità, sinceramente unica e profonda che condivisa diventa "patrimonio" di tutti questa passione travolge e se, davvero, quegli anni di cui parlava Silvano sono stati sì "anni sprecati", per certo ora sappiamo che non sono passati invano.



(SILVIA CONTI -  INVERNO 1944 - MACKATICA)


(SILVIA CONTI - IL FILO D'ARGENTO)



(SILVIA CONTI - LUCCIOLA)
























sabato 16 dicembre 2023

MARCO CANTINI - ZERO MOLTIPLICA TUTTO

 


⭐⭐⭐⭐⭐

(RADICI MUSIC  - 2023)


Questo album, ZERO MOLTIPLICA TUTTO  è il quarto della discografia del Cantautore fiorentino Marco Cantini.

Io ho avuto la fortuna, l'onore e il grande piacere di ascoltare i due lavori precedenti di Cantini e così l'attesa per l'ascolto di questo nuovo album era davvero tanta.

E questa attesa non è stata vana.

Cantini con ZERO MOLTIPLICA TUTTO ha chiuso una sorta di "trilogia" che era iniziata nel 2016 con SIAMO NOI QUELLI CHE ASPETTAVAMO proseguita poi nel 2018 con LA FEBBRE INCENDIARIA.

Il titolo di questo nuovo album prende lo spunto da un verso della canzone IN PARTENZA che chiudeva l'album del 2016 e, nelle intenzioni di Cantini, quel verso, quella canzone, erano l'esortazione a reagire al "sistema", a riprendersi ogni cosa sentiamo ci possa appartenere in un mondo che tende all'esclusione.

Ma quel monito, quell'esortazione sembrano trovare, in queste nuove storie una sepoltura, un azzeramento come se, da tutto quell'affannarsi per riemergere, non fosse sopravvissuto più nulla. Ma Cantini, nonostante tutto, continua nella sua ricerca di Storie e di Valori, e mette ancora una volta al centro di tutto loro, i "vinti", i "fragili" coloro che, oppressi, sono il realtà il centro dei Valori che ancora oggi sono fondamentali per il futuro di questo "povero" genere umano.

Ecco, ciò che più ammiro in questo ragazzo e nel suo mondo cantautorale  è proprio questa stupenda capacità di prendere l'ascoltatore per mano e portarlo dentro un altro mondo. Le storie che racconta Cantini, tra rimandi a personaggi storici e storici eventi  colgono sempre nel segno e, soprattutto, inducono a prendere in mano carta e penna e a segnarsi nomi di personaggi ed eventi, per andare poi ad approfondire, a cercare di capire, a conoscere. Sono canzoni, ma sono anche piccoli  trattati dai quali si imparano o si riportano alla memoria storie dimenticate ma da non dimenticare e questa è, a parere mio,  una grande, grandissima cosa. 

Delle undici canzoni che compongono ZERO MOLTIPLICA TUTTO  dieci portano la firma di Cantini per testi e musiche mentre c'è una cover di valore assoluto: CAMMINANDO E CANTANDO versione italiana della canzone brasiliana  PRA NAO DIZER QUE NAO FALEI DAS FLORES di Geraldo Vandrè, canzone scritta nel 1968 contro le brutalità della dittatura militare  che in Italia venne tradotta da Sergio Endrigo e Sergio Bardotti e che lo stesso Endrigo  cantò a Canzonissima sempre nel corso del 1968. Cantini, quando non produce in "proprio" cerca, come un moderno Diogene, canzoni che sono lì, dimenticate, nell'oblio: e rende così omaggio al padre brasiliano della canzone ma, certamente, anche ad un grande Maestro come Sergio Endrigo.

E proprio a proposito di Maestri, ad aiutare Cantini a trovare i suoni giusti per queste storie, con i suoi preziosi suggerimenti, viene nominato il "Maestro" Gianfilippo Boni, un altro ragazzo straordinario per attività artistiche, conoscenze e gusti musicali.

Nascono così le canzoni di questo disco, partendo dall'iniziale IL DECLINO che è la prima canzone del disco e, ne è anche l'ultima essendo divisa in due "suite"  diverse e che è un  omaggio allo scrittore Stefano Tassinari.

Segue la poetica MODIGLIANI nella quale Cantini immagina una lettera di commiato dello stesso Amedeo scritta all'amico Maurice Utrillo e all'amata Jeanne Hèbuterne. Il tappeto sonoro è splendido e la canzone è uno dei pezzi da 90 dell'album.

BALLON D'ESSAI  tratta il tema, sempre attuale,  degli odiatori di culture, delle prevaricazioni dei forti sui deboli, dell'ingiustizia in senso generale. 

QUELLO CHE SEGUE è un pezzo che parte lento ma dove poi,  forte,  interviene la chitarra elettrica di Riccardo Galardini a sottolineare l'allontanamento da quel senso di appartenenza che porta all'addio.

FLORA TRISTAN narra le vicende della nonna di Paul Gauguin autrice del libro MEMORIE E PEREGRINAZIONI DI UNA PARIA del 1838, e della sua lotta per la riorganizzazione pacifica della società, l'emancipazione della donna, alla ricerca di una società più giusta. Altra storia dall'importante valore etico tutta dentro una  gentile ballata con le chitarre di Galardini ancora sugli scudi.

Nel brano FIORI  c'è una riflessione sulla vita, sugli accadimenti, sulle cose che girano intorno e poi si chiudono apparentemente senza riscatto. 

MILIONARI DI LACRIME è una canzone per Pablo Neruda. Qui Cantini si misura con la Grande Poesia che, necessariamente, si scontra, ad un certo punto con la dura realtà  del mondo circostante.  E se il Poeta è stato un viaggiatore, il suo merito più grande, senza dubbio, è stato quello di spargere semi ovunque sia stato. E da quei semi è nata qualche radice e il mondo, a volte, è stato (anche se per breve tempo) un posto migliore. Ottimo Roberto Beneventi alla fisarmonica.

AVENTINO narra  la triste vicenda di un lontano passato che Cantini mette in parallelo con alcuni accadimenti del mondo odierno, dove ad ogni angolo la guerra è lì ad attenderci.

Dopo la già citata cover della canzone di Geraldo Vandrè   il disco volge al termine con il brano MADRE che è una toccante descrizione degli ultimi giorni di vita della madre del cantautore. E' una poesia di intima riflessione e di struggente bellezza che si dipana tra le gentili chitarre di Galardini e il dolce violoncello di Andrea Beninati.

La seconda e conclusiva  parte del brano IL DECLINO mette la parola fine a questo entusiasmante lavoro di Marco Cantini.

Dietro alla perfetta riuscita del disco oltre ai già citati Gianfilippo Boni  (che al disco presta anche  la sua perizia al piano), Riccardo Gilardini alle chitarre, Andrea Beninati al violoncello, Roberto Beneventi alla fisarmonica, vi è la sezione ritmica "storica" di Cantini composta da  Fabrizio Morganti alla batteria e percussioni e Lorenzo Forti al basso, quindi  Lele Fontana all'organo hammond, rhodes, piano  e altri ospiti importanti come Francesco "Fry" Moneti al violino,  Claudio Giovagnoli al sax,  Carlotta Vettori al flauto traverso, e infine  Priscilla Helena Boaretti, Silvia Conti e Serebe Benvenuti ai cori. Insomma un "parterre de Rois"  che in questo caso moltiplica per cento il valore sonoro di queste registrazioni.

Le registrazioni del disco sono tate curate da Fabrizio Simoncini presso lo studio DPoT Recording Arts di Prato e l'album è stato poi mixato da Fabrizio Morganti e Gianfilippo Boni presso lo "storico" Paso Doble Studio di Bagno a Ripoli.

Vanno citate le splendide immagini  di Gianni Dorigo che costituiscono la copertina e il retro dell'album e un plauso (sempre) a quelli di Radici Music per il packaging del disco che è in assoluto uno dei migliori in circolazione. Lavoro splendido.

Ho cercato per tempo di capire, infin, come definire Marco Cantini e il suo modo di intendere l'Arte del Cantautore. Ho trovato una definizione sola che si può ben accostare a questo ragazzo, alle sue storie, al modo sublime che ha di sceglierle, di farle proprie, di raccontarle e farle diventare così "nostre". Parti che ascolti il disco e finisci che sei più ricco, dentro, di storie, di ideali, di valori.

Per me, qui, ora e sempre, Marco Cantini sarà quel Cantautore che appellerò con l'unica definizione che ho trovato possibile: "Il Professore."

Ma attenzione: non un personaggio che si mette sul piedistallo e ti fa la lezione, bensì un uomo che si pone come un ponte verso la conoscenza, un vero insegnante.

Una persona di splendida umiltà. 

Grazie Marco.




(MARCO CANTINI - MODIGLIANI)




(MARCO CANTINI - FLORA TRISTAN)



(MARCO CANTINI - FIORI)














giovedì 7 dicembre 2023

JEFFREY MARTIN - THANK GOD WE LEFT THE GARDEN

 



⭐⭐⭐⭐⭐

(LOOSE MUSIC / FLUFF & GRAVY RECORDS - 2023)


Jeffrey Martin, da Portland, in Oregon, insegnava nelle scuole fino a qualche anno fa, ma covava dentro di sé una grande passione: la musica.
E così un giorno ha salutato con le lacrime agli occhi i suoi studenti e ha deciso di seguire la sua passione, il suo Sogno.
Nasce così, dentro un capanno costruito nel giardino di casa sua, questo splendente album dal titolo THANK GOD WE LEFT THE GARDEN.
Con una laurea in lettere e tante storie nell'anima e nella penna da raccontare a Jeffrey Martin è bastato davvero poco per mettere insieme 11 canzoni e 38 minuti  pressoché perfetti registrati volutamente come demo e divenuti poi materia prima di adamantica bellezza.
Partendo dal riferimento biblico del Giardino dell'Eden  Martin compone canzoni che indagano nel profondo l'animo umano e lasciano ad ognuno uno spazio di riflessione personale nel quale misurarsi.
Un uomo solo e la sua chitarra, i suoi pensieri a voce alta che diventano poesia allo stato puro. 
Un disco d'altri tempi, che sfugge ad ogni regola commerciale e ci regala una bellezza "pura", figlia diretta dei grandi singer-songwriter del passato: una razza in via di estinzione. 
Al progetto presta la sua chitarra elettrica in alcune tracce  Jon Neufeld che ha poi prodotto l'album con Martin occupandosi poi di mixare e masterizzare il tutto.
Canzoni da pelle d'oca come  THERE IS A TREASURE, SCULPTOR, GARDEN, RED STATION WAGON,  I DIDN'T KNOW e la conclusiva WALKING per citare le mie preferite  sono tra le cose più belle che io abbia mai sentito e, nel tempo, di canzoni ne ho sentite tante. 
Jeffrey Martin porta dentro queste canzoni e dentro le sue interpretazioni la storia della Musica D'Autore Made in U.S.A.  e pertanto scomodare paragoni con i grandi del passato può avere un senso, ma in fondo il gioco del "somiglia a ... "  è qui fine a sé stesso. 
Le canzoni di questo ragazzo sono state una meravigliosa sorpresa, un dono per il quale devo ringraziare quelli di "The Rocking Magpie" che hanno recensito l'album sul finire del novembre scorso facendomi così entrare in contatto con tanta bellezza.
Jeffrey Martin, le sue canzoni, la sua chitarra, così tanta bellezza in un disco è rara.
Semplicemente ... Grande !




(JEFFREY MARTIN - THERE IS A TREASURE)





(JEFFREY MARTIN - SCULPTOR)












sabato 11 novembre 2023

MASSIMILIANO LAROCCA - DAIMON

 


⭐⭐⭐⭐⭐

(SANTERIA - LA CHUTE DISCHI / AUDIOGLOBE - 2023)


Massimiliano Larocca è, sin dai tempi del suo primo album, IL RITORNO DELLE PASSIONI, il mio "preferito". L'ho già scritto diverse volte e lo riscrivo ora.
L'amico Max, un giorno,  correva l'anno di grazia 2007, prese la macchina e da Firenze venne a Cabiate per quello che fu il nostro primo Tonnuto House Concert. 
Erano altri tempi. Chi c'era, a quel primo "artigianale" evento, ancora se lo ricorderà.
Fu il primo vero impatto con un cantautore che, si percepiva già chiaramente, aveva un talento fuori dal comune.
Ora, passati 16 anni, Max Larocca manda alle stampe il suo settimo disco.
Teneteli a mente questi numeri: 16 anni e 7 dischi.
Come nel precedente episodio, EXIT ENFER, la produzione artistica dell'album è affidata alle sapienti mani del musicista e produttore australiano Hugo Race (già membro deella band di Nick Cave and the Bad Seeds) ed il risultato è a dir poco strepitoso.
Dieci canzoni che ci portano dentro un viaggio alla ricerca del "codice dell'anima", alla ricerca del Daimon, quel "demone" che ognuno riceve come compagno di viaggio, prima della nascita secondo il mito di Er narrato da Platone. Un disco dal contenuto "profondo", un disco che viaggia a livello di spirito, di sacralità, di anima, appunto e che lascia trasparire appieno la maturità artistica di Max Larocca qui, senza ombra di dubbio, alla sua migliore opera.
Il viaggio in cerca di questo DAIMON parte con la canzone NON SAREMO PIU' GLI STESSI  che mette da subito in mostra un altro "must" di queste registrazioni, ossia la splendida voce di Federica Ottombrino al controcanto. Un valore aggiunto di notevole spessore artistico.
LA BANLIEUE è una preghiera  laica che parte con un cantato-recitato a doppia voce citando Leo Ferré per passare all'affilata chitarra che apre FATALE dove il cantato alterna versi tra italiano e inglese  sempre con il controcanto a rendere il tutto più "sacro". Questo brano è stato composto a quattro mani con la splendida Giulia Millanta, che ha molta strada percorsa in comune con Max partendo, mi sembra di ricordare dall'esterno dell'ex zoo di Firenze, ma, non vorrei sbagliare.
I GIORNI DI ALCIONE  si dipana su di un superbo  tappeto sonoro fatto di chitarra e violino rimanda al mito di Alcione figlia di Eolo e che Larocca, ha spiegato in una intervista, associa ai giorni di sole dentro l'inverno per passare a LEVIATANO che è forse il momento più "cupo" dell'album, con il rimando al terribile drago marino di biblica memoria che veste i panni di quella pandemia che ci ha fatto tanto soffrire.
Decisamente più rilassata è THE LOVE OF THE SENSES che ha un sound davvero strepitoso, aprendosi con chitarre che,  in suoni distorti,  accompagnano verso un tappeto di archi che tengono il ritmo di un pezzo cantato da Max in inglese con testo e musica scritti a quattro mani con Hugo Race.
L'ABBANDONO è un altro pezzo che Max declama quasi religiosamente recitandolo più che cantandolo, con inserti di distorsione nella voce che creano un'atmosfera densa per passare a tutt'altro genere nel samba di  NESSUN PERDUTO AMORE anche questa arricchita da canto della Ottombrino e da versi declamati in inglese che rendono intrigante l'ascolto.
La dolce e malinconica ballata L'ORA INVISIBILE, che ha anche il credito della Ottombrino nei testi,   e la delicata CUL-DE-SAC portano a compimento un viaggio che ci mostra un Max Larocca al massimo del suo splendore.
Cito lo splendido lavoro di Nicola Baronti agli arrangimenti in duo con Race  e citazione doverosa per i mucisti che suonano nel disco, partendo dalle chitarre di "Don" Antonio  Gramentieri  hanno suonato in DAIMON Roberto Villa al basso, Diego Sapignoli alla batteria, Giacomo Toni al pianoforte, Ermia Pia Castrota al violino e archi, Alice Chiari al violoncello, Matteo Sodini alle percussioni, Franco Naddei al synth.
L'album è uscito con tre diverse copertine tutte ad opera dell'artista Enrico Pantani già collaboratore di Max Larocca nel precedente lavoro EXIT ENFER. Le immagini riprodotte da Pantani si rifanno alle icone russe e alle immagini sacre della cultura toscana riprendendo la Madonna con il Bambino nel vinile e il demone alato e l'angelo custode nella versione in cd.
In conclusione di questa parte di recensione non resta che alzarsi in piedi e levare tanto di cappello di fronte a quest'opera "Musicale" così sofisticata e sorprendente.
Un tempo era "Massimiliano Massimo" ora è "Massimiliano 4.0" interconnesso con l'Universo Intero in una Musica che passa i confini del tempo.
Complimenti amico Max.



RIFLESSIONE SULLA NUMEROLOGIA ESOTERICA IN  "DAIMON"



Quando ho inserito il cd di DAIMON nel mio lettore e mi è apparsa la durata dell'album ho avuto un sobbalzo.
Pubblico qui sopra la foto.
L'album in formato cd che mi è arrivato è quello con la copertina dedicata al Demone Alato. Mentre scrivo non so se quello con l'Angelo Custode e il vinile con la Madonna e il Bambino abbiano durata differente.
Per un "ragioniere" come me, amante della numerologia, del lotto, e degli aspetti esoterici connessi e applicati a  queste vicende si è spalancata la porta di un altro DAIMON.
Non ci sono più il cantautore Massimiliano Larocca e il musicista australiano Hugo Race ma mi appaiono, ora, una sorta di Dante Alighieri che, con il suo aiutante Virgilio, dopo averci portato fuori dall'Inferno (EXIT ENFER) ci stanno portando dentro ad un altro mondo del quale alcuni persino ignorano l'esistenza.
Per chi non lo sapesse, Dante, nella Divina Commedia ha compiuto un'opera matematica unica al mondo. 33 canti per 3 cantiche e una introduzione. 9 cieli 9 come i 9 fondatori dell'ordine dei Templari.
La struttura della Commedia  è fatta da strofe composte da 3 versi. Ogni verso ha 11 sillabe sicché ogni strofa ha 33 sillabe, e ritorna il 33. Aggiungiamo poi che tutte le profezie della Divina Commedia distano tra loro 666 versi o 515 e 515 è un numero che Dante richiama come Messo inviato da Dio.
I versi totali dell'intero poema sono 14.233 la cui somma teosofica ancora riporta al 4. Numero della concretezza, dell'ordine. E tante altre sono le vicende numerologiche legate alla Commedia...
Ma tant'è.  Dante era Dante, un Genio.
Ma torniamo a Larocca e Race.
L'album dura 44 minuti e 44 secondi.
44 è il numero angelico, il numero che indica la capacità e induce la volontà di superare ogni ostacolo.
Quando lo stesso si ripete due volte, nel 4444 che ne esce,  il messaggio che l'autore (o gli autori in questo caso) ti vogliono mandare appare subito chiaro: questi angeli vogliono entrare in contatto con te.
Insomma, a mio parere  Larocca e Race, hanno mandato un messaggio cifrato attraverso la  durata del disco e pochi, forse nessuno, se n'è accorto.
Ciò che in assoluto è affascinante è che nella somma teosofica del 4444  (4+4+4+4  uguale 16  1+6 uguale 7)  ritorna quel 7 che è esattamente il numero che DAIMON ha nella discografia di Larocca come sopra ho già scritto. E se gli anni che ci separano dal nostro House Concert del 2007  (ancora un sette) sono 16 ritorna nella somma teosofica questo 7 che in numerologia rappresenta la ricerca della verità e la scoperta del reale.
Siccome nella numerologia esoterica nulla è casuale faccio nota, a chi sarà arrivato fin qui a leggere, che il giorno 20 ottobre 2023, allorché Massimiliano Larocca ha presentato il disco in quel di Firenze, nell'estrazione del lotto di quella stessa sera, sulla ruota di Firenze, in quarta posizione, è stato estratto il numero  44. Una casualità che nella logica "massonico-numerologico-esoterica"  ha una sua precisa valenza. Un discorso di Fratellanza ad alto "Livello".
Nella numerologia astrologica, poi, il numero 44 è particolarmente indicato come numero da mettere in gioco nel lotto nel periodo che intercorre tra l'11 aprile e il  19 aprile, sarà un caso ma il nostro Max Larocca è nato proprio in aprile e proprio in quei giorni (il 12 per la precisione).
Infine, non sarà un caso nemmeno questo,  sia Larocca che Race hanno in comune il risultato teosofico della somma della loro data di nascita: per entrambi un 30 che identifica la "creatività" ed è propria di persone che hanno un forte flusso energetico.
Di Hugo Race mi è rimasto impresso un passaggio letto sulla sua pagina Facebook dove raccontava della melatonina, della ghiandola pineale in un intervento  "illuminante" che sarà passato inosservato a tanti, molti, quasi tutti, ma che ho colto al volo in quello spirito con cui Giancarlo Rosati definì la melatonina "l'ormone degli dei". 
Chiudo qui, nella (quasi) certezza che Massimiliano Larocca e Hugo Race siano, oggi, due "moderni" Templari. 
Gente una spanna sopra. 
Tutti.



(MASSIMILIANO LAROCCA PRESENTA "DAIMON")
Tratto dalla pagina YOUTUBE di INTOSCANA.IT



(MASSIMILIANO LAROCCA - THE LOVE OF THE SENSES)