⭐⭐⭐⭐⭐
(TARANTANIUS - 2005)
Quinto disco registrato in studio dal comasco Davide Van De Sfroos AKUADUULZA rappresenta insieme a BREVA E TIVAN (Tarantanius - 1999) il meglio della produzione di quello che è stato anche definito il Bob Dylan del Lago di Como. La canzone che titola il disco è, da sola, un buon motivo per mettere questo disco nell'Olimpo del De Sfroos. Ma poi altre canzoni come IL CORVO (con le abili chitarre di Marco Python Fecchio che nelle esibizioni live rendeva questo pezzo una meraviglia assoluta), IL LIBRO DEL MAGO, LA PREGHIERA DELLE QUATTRO FOGLIE, NONA LUCIA, rendono questo disco una perla assoluta. Sempre ottimo il violino del fido Anga Galiano Persico valore aggiunto in molte tracce del disco. De Sfroos al suo meglio.
(Recensione tratta da IL TONNUTO 48 - Marzo 2005)
L'ATTESA
"AKUADUULZA" è il nuovo attesissimo album di
Davide Van De Sfroos.
Atteso da quattro anni, questo nuovo lavoro del nostro ha
comportato un'altra settimana supplementare di attesa.
Annunciato, infatti, in uscita per il 18 febbraio, è infine
arrivato sugli scaffali dei negozi di musica il 25 febbraio ultimo scorso.
Di fatto "AKUADUULZA" rappresenta per noi “Desfans
senza confini” l'avvenimento musicale di punta di questo anno di grazia 2005.
Considerazione già fatta più volte in passato; l'ultimo disco
di studio del De Sfroos "E SEMM PARTII" porta la data dell'ottobre
2001, dimostrazione, quindi di un autore poco prolifico ma che, come il buon
vino, distilla la propria musica poco alla volta ma, accidenti, che buona,
dannatamente buona!!
In mezzo, nel gennaio 2003 l'uscita dell'ottimo
"LAIV", il cui compito, essenzialmente è stato quello di raccogliere
gli umori della dimensione LIVE del nostro; dimensione che, a ben vedere, è
quella che gli ha dato la grande popolarità di cui attualmente gode.
Andare a un concerto del De Sfroos è, per chi (CHI??) non
avesse esperienze in merito, gioia allo stato puro.
"LAIV" è risultato alla fine un gran bel album,
ma, è con il lavoro di studio che l'epopea del nostro "menestrello" del lago di Como
continua.
In questi giorni, per chi ha seguito, si è scritto parecchio
su questo album; sono state esaminate tutte le contaminazioni, tutte le
sfaccettature, sono stati fatti paragoni e, alfine, l'autore stesso ha definito
i contorni del suo nuovo disco.
Suoni registrati in presa diretta e quindi vicini
all'America di "Nebraska" del Boss Bruce Springsteen, ma anche echi
di Tom Waits, e degli eroi, quelli del Mississippi in stile rock-blues.
Avendo ben chiari questi termini di paragone, in questi
giorni pre-ascolto la curiosità è cresciuta a dismisura. Immaginare il nostro
ora vicino al suono di altri nomi mi riesce, invero difficile.
Il De Sfroos è De Sfroos e basta... il fatto che abbia
registrato parte dell'album in puro stile acustico e pare, pure, nella cantina
di casa sua lo porta certo ad essere paragonato allo Springsteen
"essenziale" di Nebraska", ma, ne sono certo, il dialetto lo
farà svicolare via dallo "spettrale" paesaggio dell'album del Boss.
Con cotante premesse... l'attesa pare finita.
L'ARRIVO
Venerdì 25 febbraio... alle 18,30 terminata la giornata
lavorativa mi precipito dagli amici di MUSICALLANGOLO e, pochi minuti dopo
stringo tra le mani il "gioiellino". Raramente ho atteso l'uscita di
un album con tanta impazienza.
Le motivazioni, già sopra ben argomentate ci sono tutte. Per
me, malato della musica la febbre ha raggiunto i massimi livelli.
Ma alla fine eccolo!!!
IL PRIMO ASCOLTO
Il tempo di arrivare at home, un bacio a moglie e piccolo
Valentino e via a scartare il "nuovo" De Sfroos.
Il bello della confezione (un ottimo packaging ragazzi,
altro che balle!) è che, una volta aperta la confezione di plastica il cd
dentro non c'è. Lo si trova, infatti, nella custodia cartonata. Bello scherzo,
và, bello scherzo.
Il cd che dura poco più di un'ora si presenta quindi bene.
Il giudizio dopo un primo, veloce, fugace ascolto non può
che essere ottimo. Il nostro mette insieme un disco bellissimo, pieno di tinte
a volte colorate, a volte fosche che, nell'insieme contribuiscono a rendere il
tutto di grande presa già dopo pochi minuti di ascolto.
Personalememente, tuttavia, devo dire che non ho trovato
molti punti di contatto con le opere e gli artisti che, alla vigilia erano
accreditati come fac-simili del suono. Con lo Springsteen di "Nebraska
forse l'unico punto di contatto può essere nella registrazione home-made in
presa diretta. Dei suoni del
Mississippi, sì, ne potete trovare qualcuno qui e là, ma ne più nè meno che in
altri dischi. Alla fine, insomma, il gioco "dell'assomiglia a chi??"
non ci ha, a mio parere, granchè preso.
Personalmente ritengo che il disco segni il passo del nostro
verso un songwriting decisamente più maturo. Un album fatto di storie, piccole
e grandi che avvicinano il De Sfroos più a un Dylan che non a un Waits... a un
Andersen che non a uno Springsteen. Storie come quelle di
"AKUADUULKZA" somigliano, a mio parere a quelle belle storie che han
reso famoso il Greenwich Village della grande mela al tempo dei Folksinger.
La capacità di raccontare il mondo che ti gira intorno, coi
suoi eroi del presente e del passato è prerogativa di pochi... noi comaschi ne
possiam andiam fieri... il nostro Dylan si chiama Davide Bernasconi, e dobbiamo
essergli grati. Ci ha regalato un altro grande album, di quelli che restano
nella memoria collettiva. Per sempre.
LE CANZONI DI "AKUADUULZA"
1) MADAME FALENA - La canzone che apre l'album è subito una bella ballata di
quelle che, ai concerti, potrebbe, allla grande segnare l'inzio dei balli.
Strumentazione ricca ed effetto assicurato. La storia della Signora Falena è
raccontata con echi di musiche gitane che la rendono, da subito,
imprescindibile.
2) IL PARADISO DELLO SCORPIONE - Altro bel pezzo che, l'armonica di Peggiani contribuisce a colorare di un
vago blues, ma, il pezzo, non è proprio un blues nel senso classico del
termine; il basso elettrico di Parilli si sente, eccome. Storia di bordelli e
puttane è un pezzo allegro e molto orecchiabile.
3) CARAMADONA - Prima canzone "spoglia" dell'album. Infatti con
una strumentazione ridotta all'essenzialità, e vestita solo di virtuosismi
chitarristici De Sfroos racconta una delle sue "classiche" storie da
"sfrusaduu".
4) AKUADUULZA - INTRO - giusto per dar spazio anche al lago... in quel di Lenno.
5) AKUADUULZA - La ballata che dà il titolo all'album. E' indubbiamente
uno dei pezzi pregiati dell'album. Con quel violino dell'Anga a tracciare
subito il segno che poi la voce del Davide segue alla perfezione, regalandoci
vere emozioni. L'inzio è proprio di quelli
che poi ti inchiodano al lettore cd. Il singolo che potrebbe,
tranquillamente, trascinare tutto l'album.
6) EL FANTASMA DEL ZIU GAETAN - Il pezzo che ha fatto pensare a Tom
Waits per via dell'uso di strumenti musicali non convenzionali come i
giocattoli dei figli; qui vengono usati per creare l'atmosfera giusta per
l'apparizione del fantasma, appunto, dello zio Gaetano. Un pezzo divertente in
stile "SUGAMARA".
7) IL LIBRO DEL MAGO - Un pezzo per sola chitarra e voce nel quale, ogni tanto
si inserisce la chitarra lap steel di Marco Fecchio. Una storia stupenda quella
del Mago, che segna un netto momento di riflessione. I toni ricamati dalla
chitarra sono tenui tenui e, a conti fatti la canzone risulta una delle più
convincenti di tutto il cd.
8) SHYMMTAKULA - Canzone che, apprendiamo dal ricco libretto allegato al
cd, ha avuto ispirazione da una semplice camminata al buio. E' una delle due
uniche canzoni in italiano dell'album; anch'essa vede il nostro solitario con
la sua voce e la sua chitarra. Un pezzo "quasi" recitato che ha
grande fascino nonostante corra il richio di apparire solo una parentesi
nell'arco dei racconti tracciati nell'album.
9) NONA LUCIA - Il De Sfroos torna ai nonni... c'era stato il "nonu
Aspis" in Manicomi. Ecco ora la nona Lucia che, invero, è una vecchia
strega. Strumentazione al gran completo, ritorna anche Calandi con la sua fisa
che ricama la storia e altro pezzo vincente.
10) PREGHIERA DELLE QUATTRO FOGLIE - Dopo Akuaduukza questo è il miglior
pezzo, a mio giudizio, dell'album. Una canzone che il nostro canta da solo
accompagnandosi con la sua chitarra acustica. Fa da cornice l'ondeggiare del
vento tra le foglie, e Davide ci racconta di quattro foglie, appunto e delle
loro storie come in una poesia dai toni pacati
11) FENDIN - La storia di Defendente ci viene spiegata nel libretto;
anche questa una storia dove c'entra una strega, una benedizione mancata o, se
preferite, una maledizione. La presenza della voce femminile di Caterina Magni
mi ricorda vagamente il duetto Bubola- Vaona in "La sposa del
diavolo" dall'ultimo album di Massimo. Anche in questa canzone la
strumentazione al gran completo dipinge il contorno della storia.
12) IL CORVO - Seconda canzone totalmente in italiano dell'album. A
dominare il tappeto sonoro della canzone, oltre alla chitarra acustica di De
Sfroos due Fender; la Stratocaster per Alessio Lorenzi e una Telecaster per
Marco Fecchio. Una canzone che la doppia Fender unitamente all'armonica a bocca
del De Sfroos ricama, diciamo, alla "americana". E', a detta dello
stesso De Sfroos, una canzone nata in poco più di un'ora a cui sono stati poi
aggiunti i giusti correttivi. Viene narrata la storia del corvo, sempre ultimo,
nero, brutto e cattivo... ma sempre presente in storie di maghi, fantasmi e
laghi nascosti nella nebbia.
13) ROSANERA - La storia, una delle più belle del cd, è quella della
chitarra Rosanera. Una storia di quelle che solo il nostro, così in gran forma,
poteva tirar fuori dal suo cappello a cilindro. Da notare, tra le altre
citazioni, la più doverosa a quel Bob Dylan (un fioe del Minnesota); Davide
paga, evidentemente, tributo al menestrello di Duluth, e lo fa a modo suo,
inserendolo in una canzone che è poesia, certo, ma allo stato puro. De Sfroos è
qui accompagnato solo dalla slide guitar di Lorenzi.
14) EL BARON - De Sfroos ci presenta un altro diavoletto, il Barone
della Luna Storta che, licenziato dal purgatorio, fa capolino in Akuaduulza.
Anche in questo brano la strumentazione è al completo ed il tappeto sonoro
ricco e coinvolgente.
15) IL PRIGIONIERO E LA TRAMONTANA - Chiusura in bellezza con Davide e la
sua chitarra acustica a regalarci l'ultima splendida poesia musicata. Una
canzone veramente bella il cui testo, altamente poetico non fa che confermare
che il nostro è ormai diventato un songwriter con le contropalle...
Negli States chiamano lo scomparso Van Zandt... "il
poeta"... e qui, amici ne abbiamo un altro.
CONCLUSIONE
Amici, sono certo che questo è un grande, grandissimo disco.
Per stessa ammissione del De Sfroos è un disco ben poco commerciale. Chi si era
avvicinato alla sua musica sull'onda di canzoni come CYBERFOLK, SGUARAUUNDA, e
altre ballate "spensierate" riterrà che questo disco è un passo
indietro.
Invero, amici, il nostro ha compiuto con questo album il suo
vero capolavoro. Possiamo a ragione definirlo un "concept album";
tutte le storie sono tra loro legate insieme da un filo e tutti i fili legati a
doppio con il lago.
Siamo solo alla fine di febbraio, ma, ne sono
ragionevolmente certo, questo lavoro potrebbe già essere la mia scelta di
migliore del 2005. Vedremo.
Rimane comunque il fatto che, ora, per poter ascoltare una
simile gioia dal nostro De Sfroos dovremo attendere altri quattro anni... Visto
il risultato... aspetteremo. Fiduciosi.
Il nostro Dylan arriva da Mezzegra... canta del suo lago e
delle sue leggende e rimane, in assoluto, uno dei nostri preferiti.
(DAVIDE VAN DE SFROOS - AKUADUULZA)
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