⭐⭐⭐⭐⭐
(VIA AUDIO RECORDS - 2010)
Nella buona sostanza delle cose questo disco dell'allora ARTURO FIESTA CIRCO resta una delle sorprese più gradite che la mia esperienza di ascoltatore possa rimandare a memoria.
Un disco geniale sotto ogni punto di vista buon frutto di una perizia musicale talmente speciale che di lì in poi il suo deus-ex-machina Sergio Arturo Calonego inizierà un percorso musicale dettatogli probabilmente da qualche sfera celeste richiamata dal risonare delle musiche di Giovanni.
Zenith assoluto della produzione dell'Arturo Fiesta Circo questo disco è una delle perle (nascoste) più preziose della storia della Musica D'Autore Made in Italy.
(RECENSIONE TRATTA DA "IL TONNUTO 111 - NOVEMBRE 2010)
di Rho Mauro
Un
signor disco … signori!!!
Lo
Zio di tutti i TONNUTI ci “ribalta” la classifica annuale arrivando come un
turbine con il suo nuovo disco …
Un
disco, per certi versi “folle” … (e lo Zio
non s’offenda – of course - è un complimento)
Si
tratta di un concept album che, come si intuisce sin dalla copertina
(illustrazione di Matteo Pederzini dove io ho visto il “bambino” che guarda sotto il
tendone del Circo) e dall’emblematico
titolo, racconta le storie delle Sacre Scritture rivisitate attraverso un
passaggio spazio-temporale in una realtà parallela dove i personaggi sono
catapultati in un circo, completo di donna cannone, pagliaccio, ballerina e
compagnia bella.
Al
primo ascolto, lo ammetto, sono rimasto completamente spiazzato. I ritmi del
disco sono ben diversi da DISTRATTO A SUD esordio dello Zio Fiesta. L’ARTURO FIESTA
CIRCO macina sempre un genere musicale che possiamo anche collocare all’incrocio
tra le tre vie che sono il blues, il jazz e la pura musica d’autore. Rispetto
all’esordio, tuttavia, in questo secondo episodio echi di “effetti speciali”,
sintetizzatori spaziali e altri effetti “da circo” regalano un suono più tondo
e pieno che fa un gran bene all’anima.
Il
Circo è così composto: Sergio Arturo Calonego (alias lo Zio Fiesta) alla voce e
chitarra, Fabio Giussani alla batteria e percussioni, Fabio Bianco al basso,
Giuseppe Magnelli alla chitarra ed effetti spaziali, Sara Denova al pianoforte,
Sara Giolfo seconda voce e cori. Guest sono Armando Ilario alla fisarmonica,
Daniele Milione insieme a Luca Camisasca e Elisa Galli ai cori.
Il
disco si apre con LE ROYAL … ed è, chiaramente, il principale che deve aprire
il tendone del circo. Ed il Gesù (pianista) lo fa, alla grande. Qui accanto ai
suoni tradizionali del Circo dello Zio
già ci sono echi di quei sintetizzatori spaziali a cui accennavo sopra.
IL
PAGLIACCIO “(…) prendimi, se riesci /
rispetto
solo quello che moltiplicava i pesci” è ciò che afferma più volte nel suo
ritornello questo pagliaccio che rappresenta il momento di maggior svago della
compilation. Questa è una canzone travolgente ragazzi. E’ bella, divertente e,
ovviamente, anche un po’ irriverente. Lui potrebbe essere benissimo uno dei
ladroni che, in croce con Gesù, ne comprende appieno il mistero Eterno e si
pente.
L’IDIOTA
è una brano decisamente più “serio” quasi rock. Anzi, diciamo che è decisamente
un brano rock che ben si presta ad essere eseguita dal vivo con quel suo
refrain finale “(…) pazzo di luce negli
occhi” adatto ad aizzare le masse dei fans.
L’ACROBATA è una bella e
dolce ballata dai colori pastello-tenui. Ma forse non è poi nemmeno una
ballata: è più una poesia. Leggendo il testo senza musica ci si rende conto che
la scrittura dello Zio Fiesta è “illuminata” & illuminante al tempo stesso.
Questo acrobata che vola senza rete non è certo un pazzo … “(…)se chiude gli occhi l'acrobata vede un quadro di stelle / il
luccicare del cielo è un incanto dipinto di blu”. Ovviamente l’Acrobata
altri non potrebbe essere che l’Arcangelo Gabriele … un “volatile” per definizione …
IL
DOMATORE dal ritmo decisamente jazzato questa canzone è un’analisi psicologica del
rapporto a “due” tra la tigre domata e il suo domatore, ci si trova di fronte a
temi profondi come il tradimento … e se
il Gesù di questo Circo è il pianista,
questo Domatore, altri non potrebbe essere che il Giuda traditore, ritratto qui nella notte in
cui il destino era stato già scritto.
FORSE
è una dolce ballata dai toni intimistici, e quasi nostalgici che chiude questo E LO CHIAMERAI GIOVANNI un disco che lascia
veramente senza parole alla fine del suo attento ascolto. Anche questa canzone,
letta nel silenzio di una sera qualunque, ha un potenziale esplosivo. Sì: in
quei FORSE ognuno degli attenti ascoltatori può ricercare le proprie tracce, le
proprie ansie, paure o insicurezze.
Dal
suo esordio con il già ricordato DISTRATTO A SUD la perizia musicale e di
esecuzione del Circo è salita a mille: le qualità di chansonnier di Sergio
Arturo Calonego sono state svelate in maniera totale. L’ho trovato in questo
disco al meglio … del meglio.
Tra
suoni e testi altamente ispirati lo Zio ha messo insieme un “Circo” perfetto …
con i suoi Re, Regina, il Pagliaccio, l’Acrobata, il Domatore e la Ballerina tutti insieme,
appassionatamente, sotto una splendida e appassionata “lune” che riflette le
sagome di Gesù, della Madonna, della Maddalena, e di tutti gli altri protagonisti di questa bellissima storia.
Solo
un Genio avrebbe potuto concepire un disco del genere … il grande timore è che
molti, ascoltandolo di sfuggita, potrebbero anche non comprenderlo appieno ma è
il rischio del mestiere, un po’ come l’Acrobata che volteggia senza rete di
protezione.
Indubbiamente
E LO CHIAMERAI GIOVANNI è un esercizio
di stile più unico che raro …
Disco
dell’anno.
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