⭐⭐⭐⭐⭐
(CGD - 1993)
Comprai questo disco esattamente nel giorno della sua uscita: venerdì 8 gennaio 1993.
Era appena passato uno dei più famosi "contrattempi" del tempo della "Bella Compagnia": il memorabile ultimo dell'anno con la festa "Why Not ?" nel capannone del papà dell'amico Peo in quel di Mariano Comense dove capitò che, chiusa in faccia la porta all'ispettore della SIAE, il nostro buon uomo, ligio al suo dovere, andò a chiamare i carabinieri, come ci aveva peraltro preannunciato (prendendosi improperi di ogni tipo) ma, non trovando nessuno in tenenza a Mariano, fece scomodare (addirittura) i colleghi della tenenza di Erba che evidentemente non presero molto bene la trasferta "fuori paese".
Finì come finì ... e con la rabbia che si poteva avere ai nostri vent'anni o giù di lì attesi come una sorta di "Medicina contro il Sistema" che ci opprimeva come "Giovani Pensatori" questo quinto album della discografia dei LITFIBA.
TERREMOTO per me non fu "soltanto" un disco, bensì una sorta di "Bignami della Protesta", una serie di invettive contro il Sistema, quel Sistema che appariva il Nemico Numero 1 di quell'epoca.
Un disco che additava con astio e rabbia la schifosa e diffusa ipocrisia imperante nel mondo in quei primi anni novanta con una forte presa di coscienza che scaturiva da testi molto forti e si rifletteva in una musica che mai i "nostri" avevano mostrato dura come in queste nove canzoni.
L'inserimento della chitarra di Federico Poggipollini sin dal precedente album (EL DIABLO -
1990) contribuì ad una decisa virata del suono della Band che in questo secondo episodio con l'etichetta CGD si fece decisamente più solido al limite del "metallico" .
Alla resa dei conti questo album risultò tra i più venduti del gruppo e le canzoni in esso contenuto divennero, nel breve volgere di un attimo, tra le cose migliori dell loro "viaggio" musicale.
Dall'iniziale "scacciapensieri" che, a cura di Ghigo Renzulli, apriva il disco nel brano DIMMI IL NOME al cantato di Piero Pelù che, a tratti, diventava un "ululato di pura Rabbia" questo album mettava sul piatto canzoni di spessore e assoluta classe come PRIMA GUARDIA, FATA MORGANA, SOLDI, FIRENZE SOGNA, MAUDIT, DINOSAURO, IL MISTERO DI GIULIA, sino alla conclusiva SOTTO IL VULCANO.
Ascoltavo queste canzoni a ripetizioni e mi rendevo conto, già allora, che versi come " E ho tanta tanta voglia di credere / Che il mostro è il cittadino normale" che in FIRENZE SOGNA raccontava in due righe il complesso disegno massonico che stava dietro i "delitti del Mostro di Firenze", o ancora il testo interamente al "vetriolo" di Maudit "E le stragi senza nome / Tutte passano da Roma" , mi stavano raccontando in Musica la Triste Storia di un Paese "Corrotto".
Nove Canzoni.
Nove Capolavori.
Disco Prezioso che, dopo quasi trent'anni, suona ancora assolutamente attuale.
(LITFIBA - DIMMI IL NOME)
(LITFIBA - PRIMA GUARDIA)
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