(RADICI MUSIC - 2023)
Questo album, ZERO MOLTIPLICA TUTTO è il quarto della discografia del Cantautore fiorentino Marco Cantini.
Io ho avuto la fortuna, l'onore e il grande piacere di ascoltare i due lavori precedenti di Cantini e così l'attesa per l'ascolto di questo nuovo album era davvero tanta.
E questa attesa non è stata vana.
Cantini con ZERO MOLTIPLICA TUTTO ha chiuso una sorta di "trilogia" che era iniziata nel 2016 con SIAMO NOI QUELLI CHE ASPETTAVAMO proseguita poi nel 2018 con LA FEBBRE INCENDIARIA.
Il titolo di questo nuovo album prende lo spunto da un verso della canzone IN PARTENZA che chiudeva l'album del 2016 e, nelle intenzioni di Cantini, quel verso, quella canzone, erano l'esortazione a reagire al "sistema", a riprendersi ogni cosa sentiamo ci possa appartenere in un mondo che tende all'esclusione.
Ma quel monito, quell'esortazione sembrano trovare, in queste nuove storie una sepoltura, un azzeramento come se, da tutto quell'affannarsi per riemergere, non fosse sopravvissuto più nulla. Ma Cantini, nonostante tutto, continua nella sua ricerca di Storie e di Valori, e mette ancora una volta al centro di tutto loro, i "vinti", i "fragili" coloro che, oppressi, sono il realtà il centro dei Valori che ancora oggi sono fondamentali per il futuro di questo "povero" genere umano.
Ecco, ciò che più ammiro in questo ragazzo e nel suo mondo cantautorale è proprio questa stupenda capacità di prendere l'ascoltatore per mano e portarlo dentro un altro mondo. Le storie che racconta Cantini, tra rimandi a personaggi storici e storici eventi colgono sempre nel segno e, soprattutto, inducono a prendere in mano carta e penna e a segnarsi nomi di personaggi ed eventi, per andare poi ad approfondire, a cercare di capire, a conoscere. Sono canzoni, ma sono anche piccoli trattati dai quali si imparano o si riportano alla memoria storie dimenticate ma da non dimenticare e questa è, a parere mio, una grande, grandissima cosa.
Delle undici canzoni che compongono ZERO MOLTIPLICA TUTTO dieci portano la firma di Cantini per testi e musiche mentre c'è una cover di valore assoluto: CAMMINANDO E CANTANDO versione italiana della canzone brasiliana PRA NAO DIZER QUE NAO FALEI DAS FLORES di Geraldo Vandrè, canzone scritta nel 1968 contro le brutalità della dittatura militare che in Italia venne tradotta da Sergio Endrigo e Sergio Bardotti e che lo stesso Endrigo cantò a Canzonissima sempre nel corso del 1968. Cantini, quando non produce in "proprio" cerca, come un moderno Diogene, canzoni che sono lì, dimenticate, nell'oblio: e rende così omaggio al padre brasiliano della canzone ma, certamente, anche ad un grande Maestro come Sergio Endrigo.
E proprio a proposito di Maestri, ad aiutare Cantini a trovare i suoni giusti per queste storie, con i suoi preziosi suggerimenti, viene nominato il "Maestro" Gianfilippo Boni, un altro ragazzo straordinario per attività artistiche, conoscenze e gusti musicali.
Nascono così le canzoni di questo disco, partendo dall'iniziale IL DECLINO che è la prima canzone del disco e, ne è anche l'ultima essendo divisa in due "suite" diverse e che è un omaggio allo scrittore Stefano Tassinari.
Segue la poetica MODIGLIANI nella quale Cantini immagina una lettera di commiato dello stesso Amedeo scritta all'amico Maurice Utrillo e all'amata Jeanne Hèbuterne. Il tappeto sonoro è splendido e la canzone è uno dei pezzi da 90 dell'album.
BALLON D'ESSAI tratta il tema, sempre attuale, degli odiatori di culture, delle prevaricazioni dei forti sui deboli, dell'ingiustizia in senso generale.
QUELLO CHE SEGUE è un pezzo che parte lento ma dove poi, forte, interviene la chitarra elettrica di Riccardo Galardini a sottolineare l'allontanamento da quel senso di appartenenza che porta all'addio.
FLORA TRISTAN narra le vicende della nonna di Paul Gauguin autrice del libro MEMORIE E PEREGRINAZIONI DI UNA PARIA del 1838, e della sua lotta per la riorganizzazione pacifica della società, l'emancipazione della donna, alla ricerca di una società più giusta. Altra storia dall'importante valore etico tutta dentro una gentile ballata con le chitarre di Galardini ancora sugli scudi.
Nel brano FIORI c'è una riflessione sulla vita, sugli accadimenti, sulle cose che girano intorno e poi si chiudono apparentemente senza riscatto.
MILIONARI DI LACRIME è una canzone per Pablo Neruda. Qui Cantini si misura con la Grande Poesia che, necessariamente, si scontra, ad un certo punto con la dura realtà del mondo circostante. E se il Poeta è stato un viaggiatore, il suo merito più grande, senza dubbio, è stato quello di spargere semi ovunque sia stato. E da quei semi è nata qualche radice e il mondo, a volte, è stato (anche se per breve tempo) un posto migliore. Ottimo Roberto Beneventi alla fisarmonica.
AVENTINO narra la triste vicenda di un lontano passato che Cantini mette in parallelo con alcuni accadimenti del mondo odierno, dove ad ogni angolo la guerra è lì ad attenderci.
Dopo la già citata cover della canzone di Geraldo Vandrè il disco volge al termine con il brano MADRE che è una toccante descrizione degli ultimi giorni di vita della madre del cantautore. E' una poesia di intima riflessione e di struggente bellezza che si dipana tra le gentili chitarre di Galardini e il dolce violoncello di Andrea Beninati.
La seconda e conclusiva parte del brano IL DECLINO mette la parola fine a questo entusiasmante lavoro di Marco Cantini.
Dietro alla perfetta riuscita del disco oltre ai già citati Gianfilippo Boni (che al disco presta anche la sua perizia al piano), Riccardo Gilardini alle chitarre, Andrea Beninati al violoncello, Roberto Beneventi alla fisarmonica, vi è la sezione ritmica "storica" di Cantini composta da Fabrizio Morganti alla batteria e percussioni e Lorenzo Forti al basso, quindi Lele Fontana all'organo hammond, rhodes, piano e altri ospiti importanti come Francesco "Fry" Moneti al violino, Claudio Giovagnoli al sax, Carlotta Vettori al flauto traverso, e infine Priscilla Helena Boaretti, Silvia Conti e Serebe Benvenuti ai cori. Insomma un "parterre de Rois" che in questo caso moltiplica per cento il valore sonoro di queste registrazioni.
Le registrazioni del disco sono tate curate da Fabrizio Simoncini presso lo studio DPoT Recording Arts di Prato e l'album è stato poi mixato da Fabrizio Morganti e Gianfilippo Boni presso lo "storico" Paso Doble Studio di Bagno a Ripoli.
Vanno citate le splendide immagini di Gianni Dorigo che costituiscono la copertina e il retro dell'album e un plauso (sempre) a quelli di Radici Music per il packaging del disco che è in assoluto uno dei migliori in circolazione. Lavoro splendido.
Ho cercato per tempo di capire, infin, come definire Marco Cantini e il suo modo di intendere l'Arte del Cantautore. Ho trovato una definizione sola che si può ben accostare a questo ragazzo, alle sue storie, al modo sublime che ha di sceglierle, di farle proprie, di raccontarle e farle diventare così "nostre". Parti che ascolti il disco e finisci che sei più ricco, dentro, di storie, di ideali, di valori.
Per me, qui, ora e sempre, Marco Cantini sarà quel Cantautore che appellerò con l'unica definizione che ho trovato possibile: "Il Professore."
Ma attenzione: non un personaggio che si mette sul piedistallo e ti fa la lezione, bensì un uomo che si pone come un ponte verso la conoscenza, un vero insegnante.
Una persona di splendida umiltà.
Grazie Marco.
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