⭐⭐⭐⭐⭐
(BLUE NOTE - 2016)
Gregory Porter è un mio coscritto e questo basta per rendermelo musicalmente simpatico.
Classe 1971, originario di Sacramento in California, Porter ha mandato alle stampe questo suo quarto disco il giorno del mio 45mo compleanno: il 6 maggio dello scorso anno e questa cosa me lo rende sempre più simpatico.
Cantante jazz con forti connotazioni soul/gospel Gragory Porter è, ai nostri giorni, quello che Bill Withers è stato lungo l'arco degli anni settanta/ottanta.
Dotato di una voce carica, forte, bella ed espressiva in questo TAKE ME TO THE ALLEY Porter confeziona dodici splendide canzoni che si ascoltano con estremo piacere e, mischiando jazz e soul, ci regala quasi un'ora di pura estasi. Per tematiche e sensibilità artistica il paragone con Withers calza a pennello. Porter compone liriche di prim'ordine.
Semplicemente fantastiche suonano MORE THAN A WOMAN, l'iniziale HOLDING ON, CONSEQUENCE OF LOVE, ma anche IN HEAVEN, IN FASHION, DON'T BE A FOOL.
La voce di Porter diviene familiare nel giro di pochi ascolti. Entra dentro la testa ed è difficile toglierselo dalla mente. Esaltante.
La compagnia che veste di suoni le sue composizioni è di prim'ordine: alla voce in alcuni episodi del disco c'è Alicia Olatujia, al piano Chip Crawford, al basso Aaron James, alla batteria Emanuel Harrold, alla tromba Keyon Harrold, al sassofono tenore Tivon Pennicott, al sassofono contralto Yosuke Sato per finire con Ondrej Pivec all'organo: il tutto per brevità definibile una SuperBand che ha seguito Porter sin dal suo esordio nel 2010.
TAKE ME TO THE ALLEY è una Vera Meraviglia.
(MORE THAN A WOMAN - GREGORY PORTER)
(CONSEQUENCE OF LOVE - GREGORY PORTER)
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