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sabato 16 dicembre 2023

MARCO CANTINI - ZERO MOLTIPLICA TUTTO

 


⭐⭐⭐⭐⭐

(RADICI MUSIC  - 2023)


Questo album, ZERO MOLTIPLICA TUTTO  è il quarto della discografia del Cantautore fiorentino Marco Cantini.

Io ho avuto la fortuna, l'onore e il grande piacere di ascoltare i due lavori precedenti di Cantini e così l'attesa per l'ascolto di questo nuovo album era davvero tanta.

E questa attesa non è stata vana.

Cantini con ZERO MOLTIPLICA TUTTO ha chiuso una sorta di "trilogia" che era iniziata nel 2016 con SIAMO NOI QUELLI CHE ASPETTAVAMO proseguita poi nel 2018 con LA FEBBRE INCENDIARIA.

Il titolo di questo nuovo album prende lo spunto da un verso della canzone IN PARTENZA che chiudeva l'album del 2016 e, nelle intenzioni di Cantini, quel verso, quella canzone, erano l'esortazione a reagire al "sistema", a riprendersi ogni cosa sentiamo ci possa appartenere in un mondo che tende all'esclusione.

Ma quel monito, quell'esortazione sembrano trovare, in queste nuove storie una sepoltura, un azzeramento come se, da tutto quell'affannarsi per riemergere, non fosse sopravvissuto più nulla. Ma Cantini, nonostante tutto, continua nella sua ricerca di Storie e di Valori, e mette ancora una volta al centro di tutto loro, i "vinti", i "fragili" coloro che, oppressi, sono il realtà il centro dei Valori che ancora oggi sono fondamentali per il futuro di questo "povero" genere umano.

Ecco, ciò che più ammiro in questo ragazzo e nel suo mondo cantautorale  è proprio questa stupenda capacità di prendere l'ascoltatore per mano e portarlo dentro un altro mondo. Le storie che racconta Cantini, tra rimandi a personaggi storici e storici eventi  colgono sempre nel segno e, soprattutto, inducono a prendere in mano carta e penna e a segnarsi nomi di personaggi ed eventi, per andare poi ad approfondire, a cercare di capire, a conoscere. Sono canzoni, ma sono anche piccoli  trattati dai quali si imparano o si riportano alla memoria storie dimenticate ma da non dimenticare e questa è, a parere mio,  una grande, grandissima cosa. 

Delle undici canzoni che compongono ZERO MOLTIPLICA TUTTO  dieci portano la firma di Cantini per testi e musiche mentre c'è una cover di valore assoluto: CAMMINANDO E CANTANDO versione italiana della canzone brasiliana  PRA NAO DIZER QUE NAO FALEI DAS FLORES di Geraldo Vandrè, canzone scritta nel 1968 contro le brutalità della dittatura militare  che in Italia venne tradotta da Sergio Endrigo e Sergio Bardotti e che lo stesso Endrigo  cantò a Canzonissima sempre nel corso del 1968. Cantini, quando non produce in "proprio" cerca, come un moderno Diogene, canzoni che sono lì, dimenticate, nell'oblio: e rende così omaggio al padre brasiliano della canzone ma, certamente, anche ad un grande Maestro come Sergio Endrigo.

E proprio a proposito di Maestri, ad aiutare Cantini a trovare i suoni giusti per queste storie, con i suoi preziosi suggerimenti, viene nominato il "Maestro" Gianfilippo Boni, un altro ragazzo straordinario per attività artistiche, conoscenze e gusti musicali.

Nascono così le canzoni di questo disco, partendo dall'iniziale IL DECLINO che è la prima canzone del disco e, ne è anche l'ultima essendo divisa in due "suite"  diverse e che è un  omaggio allo scrittore Stefano Tassinari.

Segue la poetica MODIGLIANI nella quale Cantini immagina una lettera di commiato dello stesso Amedeo scritta all'amico Maurice Utrillo e all'amata Jeanne Hèbuterne. Il tappeto sonoro è splendido e la canzone è uno dei pezzi da 90 dell'album.

BALLON D'ESSAI  tratta il tema, sempre attuale,  degli odiatori di culture, delle prevaricazioni dei forti sui deboli, dell'ingiustizia in senso generale. 

QUELLO CHE SEGUE è un pezzo che parte lento ma dove poi,  forte,  interviene la chitarra elettrica di Riccardo Galardini a sottolineare l'allontanamento da quel senso di appartenenza che porta all'addio.

FLORA TRISTAN narra le vicende della nonna di Paul Gauguin autrice del libro MEMORIE E PEREGRINAZIONI DI UNA PARIA del 1838, e della sua lotta per la riorganizzazione pacifica della società, l'emancipazione della donna, alla ricerca di una società più giusta. Altra storia dall'importante valore etico tutta dentro una  gentile ballata con le chitarre di Galardini ancora sugli scudi.

Nel brano FIORI  c'è una riflessione sulla vita, sugli accadimenti, sulle cose che girano intorno e poi si chiudono apparentemente senza riscatto. 

MILIONARI DI LACRIME è una canzone per Pablo Neruda. Qui Cantini si misura con la Grande Poesia che, necessariamente, si scontra, ad un certo punto con la dura realtà  del mondo circostante.  E se il Poeta è stato un viaggiatore, il suo merito più grande, senza dubbio, è stato quello di spargere semi ovunque sia stato. E da quei semi è nata qualche radice e il mondo, a volte, è stato (anche se per breve tempo) un posto migliore. Ottimo Roberto Beneventi alla fisarmonica.

AVENTINO narra  la triste vicenda di un lontano passato che Cantini mette in parallelo con alcuni accadimenti del mondo odierno, dove ad ogni angolo la guerra è lì ad attenderci.

Dopo la già citata cover della canzone di Geraldo Vandrè   il disco volge al termine con il brano MADRE che è una toccante descrizione degli ultimi giorni di vita della madre del cantautore. E' una poesia di intima riflessione e di struggente bellezza che si dipana tra le gentili chitarre di Galardini e il dolce violoncello di Andrea Beninati.

La seconda e conclusiva  parte del brano IL DECLINO mette la parola fine a questo entusiasmante lavoro di Marco Cantini.

Dietro alla perfetta riuscita del disco oltre ai già citati Gianfilippo Boni  (che al disco presta anche  la sua perizia al piano), Riccardo Gilardini alle chitarre, Andrea Beninati al violoncello, Roberto Beneventi alla fisarmonica, vi è la sezione ritmica "storica" di Cantini composta da  Fabrizio Morganti alla batteria e percussioni e Lorenzo Forti al basso, quindi  Lele Fontana all'organo hammond, rhodes, piano  e altri ospiti importanti come Francesco "Fry" Moneti al violino,  Claudio Giovagnoli al sax,  Carlotta Vettori al flauto traverso, e infine  Priscilla Helena Boaretti, Silvia Conti e Serebe Benvenuti ai cori. Insomma un "parterre de Rois"  che in questo caso moltiplica per cento il valore sonoro di queste registrazioni.

Le registrazioni del disco sono tate curate da Fabrizio Simoncini presso lo studio DPoT Recording Arts di Prato e l'album è stato poi mixato da Fabrizio Morganti e Gianfilippo Boni presso lo "storico" Paso Doble Studio di Bagno a Ripoli.

Vanno citate le splendide immagini  di Gianni Dorigo che costituiscono la copertina e il retro dell'album e un plauso (sempre) a quelli di Radici Music per il packaging del disco che è in assoluto uno dei migliori in circolazione. Lavoro splendido.

Ho cercato per tempo di capire, infin, come definire Marco Cantini e il suo modo di intendere l'Arte del Cantautore. Ho trovato una definizione sola che si può ben accostare a questo ragazzo, alle sue storie, al modo sublime che ha di sceglierle, di farle proprie, di raccontarle e farle diventare così "nostre". Parti che ascolti il disco e finisci che sei più ricco, dentro, di storie, di ideali, di valori.

Per me, qui, ora e sempre, Marco Cantini sarà quel Cantautore che appellerò con l'unica definizione che ho trovato possibile: "Il Professore."

Ma attenzione: non un personaggio che si mette sul piedistallo e ti fa la lezione, bensì un uomo che si pone come un ponte verso la conoscenza, un vero insegnante.

Una persona di splendida umiltà. 

Grazie Marco.




(MARCO CANTINI - MODIGLIANI)




(MARCO CANTINI - FLORA TRISTAN)



(MARCO CANTINI - FIORI)














giovedì 7 dicembre 2023

JEFFREY MARTIN - THANK GOD WE LEFT THE GARDEN

 



⭐⭐⭐⭐⭐

(LOOSE MUSIC / FLUFF & GRAVY RECORDS - 2023)


Jeffrey Martin, da Portland, in Oregon, insegnava nelle scuole fino a qualche anno fa, ma covava dentro di sé una grande passione: la musica.
E così un giorno ha salutato con le lacrime agli occhi i suoi studenti e ha deciso di seguire la sua passione, il suo Sogno.
Nasce così, dentro un capanno costruito nel giardino di casa sua, questo splendente album dal titolo THANK GOD WE LEFT THE GARDEN.
Con una laurea in lettere e tante storie nell'anima e nella penna da raccontare a Jeffrey Martin è bastato davvero poco per mettere insieme 11 canzoni e 38 minuti  pressoché perfetti registrati volutamente come demo e divenuti poi materia prima di adamantica bellezza.
Partendo dal riferimento biblico del Giardino dell'Eden  Martin compone canzoni che indagano nel profondo l'animo umano e lasciano ad ognuno uno spazio di riflessione personale nel quale misurarsi.
Un uomo solo e la sua chitarra, i suoi pensieri a voce alta che diventano poesia allo stato puro. 
Un disco d'altri tempi, che sfugge ad ogni regola commerciale e ci regala una bellezza "pura", figlia diretta dei grandi singer-songwriter del passato: una razza in via di estinzione. 
Al progetto presta la sua chitarra elettrica in alcune tracce  Jon Neufeld che ha poi prodotto l'album con Martin occupandosi poi di mixare e masterizzare il tutto.
Canzoni da pelle d'oca come  THERE IS A TREASURE, SCULPTOR, GARDEN, RED STATION WAGON,  I DIDN'T KNOW e la conclusiva WALKING per citare le mie preferite  sono tra le cose più belle che io abbia mai sentito e, nel tempo, di canzoni ne ho sentite tante. 
Jeffrey Martin porta dentro queste canzoni e dentro le sue interpretazioni la storia della Musica D'Autore Made in U.S.A.  e pertanto scomodare paragoni con i grandi del passato può avere un senso, ma in fondo il gioco del "somiglia a ... "  è qui fine a sé stesso. 
Le canzoni di questo ragazzo sono state una meravigliosa sorpresa, un dono per il quale devo ringraziare quelli di "The Rocking Magpie" che hanno recensito l'album sul finire del novembre scorso facendomi così entrare in contatto con tanta bellezza.
Jeffrey Martin, le sue canzoni, la sua chitarra, così tanta bellezza in un disco è rara.
Semplicemente ... Grande !




(JEFFREY MARTIN - THERE IS A TREASURE)





(JEFFREY MARTIN - SCULPTOR)