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sabato 26 gennaio 2019

LUIGI MAIERON - NON VOGLIO QUASI NIENTE



⭐⭐⭐⭐⭐

(APPALOOSA RECORDS - 2018)


di Rho Micol & Mauro


Luigi Maieron, Poeta, Scrittore e Cantautore friulano, ha composto e cantato una della canzoni più belle della storia della musica d'autore italiana:  quella canzone, che titolava il suo secondo album, SI VIF è una di quelle composizoni che una volta entrata nel cuore, non ne esce più,  e diventa indispensabile compagna di viaggio.
In occasione dell'uscita del suo terzo album, UNE PRIMAVERE, nel gennaio del 2008, mi capitò l'occasione e la fortuna  di poter intervistare Luigi in una bella chiaccherata che potete andare a rileggere al sito www.iltonnuto.it (cercando nell'archivio il numero 80).
Nel corso di quell'intervista chiesi conto a Luigi della "genesi" di quella sua splendida  SI VIF.
E  questa fu la sua risposta:

 "Si vîf è stato l’ultimo brano scritto del cd. In questo lavoro mi piaceva raccontare i passaggi a cui siamo obbligati nel tentativo di spogliarci delle tante cose inutili che per distrazione, obbligo o tributo ai tempi moderni ci mettiamo o ci facciamo mettere addosso. Dopo tre anni di scrittura tutto era come lo avevo sperato, ma mancava qualcosa. Non riuscivo ad inserire nel modo sperato, un concetto che consideravo centrale e che era riassunto nella frase: “no si cres avonde mai cence bogns ricuarts, si vîf distes ma a coste un pouc di plui” (non si cresce mai abbastanza senza buoni ricordi, si vive comunque ma costa un poco di piu’). L’origine di buoni ricordi non solo relativi a rapporti d’infanzia, ma a tutti i periodi di un’esistenza. La necessità quindi di “messa a fuoco” continua per non perdere il senso del reale per poi lasciarsi andare ad inutili rimpianti. Poi un giorno in risposta ad una persona che mi chiedeva come stavo gli risposi:”Si Vîf “, e immediatamente capì che avevo trovato il modo di sviluppare la canzone che cercavo e che chiudeva il cerchio e concludeva il CD: dovevo descrivere i tanti passaggi per costruire una sola vita; i buoni ricordi quale principio da considerare per noi e per gli altri."

Oggi, undici anni esatti dopo quell'intervista, sono qui ad ascoltare l'ultimo album di Maieron  dal titolo NON VOGLIO QUASI NIENTE che, uscito sul finire del 2018, vede Luigi riassumere quel "Si Vif", in 12 canzoni e 50 minuti di Pura ed Autentica Poesia. Il Poeta friulano mette nero su bianco le profonde, chiare,  riflessioni di un Uomo che ha quel Dono, splendido, di saper tratteggiare in pochi incisivi ed essenziali versi stati d'animo e verità universali che sono (o dovrebbero essere) patrimonio dell'Animo di tutti noi.
Il disco, che vede un altro friulano D.O.C. come Umberto Trombetta Gandhi alla direzione artistica e arrangiamenti, propone suoni che spaziono a tratti in atmosfere quasi  jazz e che vedono accanto alla voce e chitarra di Luigi (come sempre autore di tutti i testi e le musiche), la chitarra elettrica di Stefano Natali, il basso elettrico di Emiliano Visentini, l'organo Hammond e piano elettrico di Rudy Fantin, il violoncello di Mara Grion, la fisarmonica di Sebastiano Zorza, il piano elettrico di Giorgio Pacorig, il sax soprano di Nevio Zaninotto, la tromba di Favio Zanuttini e le batterie e percussioni a cura dello stesso U.T. Gandhi.
Il disco si apre con la canzone che titola tutta l'opera "NON VOGLIO QUASI NIENTE"   una ballata malinconica nella quale si evidenzia l'importanza dell'amore e la buona sostanza che alla fine stringendo il "pugno" sono proprio poche le cose che possiamo trattenere. Un Manifesto della Vita.
MINORANZE è una ballata travolgente impreziosita dalle voci del coro Freevoices e dal refrain accativante "Alle volte è un giro di vento una marcia in controtempo / un paese che non ti vede un amore che non cede / alle volte è un nuovo incontro un sorriso più grande di noi / tutto quello che passa per strada correndo e viene a stare da te" che resta veloce in mente. Splendida.
IL BIEL VIAC (IL BEL VIAGGIO) è la prima delle tre canzoni cantate da Luigi nel suo dialetto "furlan" ed è una canzone in puro stile country-western con le atmosfere proprie del genere e con un ottimo lavoro alla tromba di Flavio Zanuttini .
QUANDO PARLO DI TE racconta l' assenza in maniera malinconica ma assolutamente non banale.
I TUOI FIANCHI si apre con l'essenziale violoncello di Mara Grion e  racconta la storia di   un amore dell'epoca della giovinezza che l' incontro in età adulta fa rivivere nei ricordi per nulla sbiaditi dal passare del tempo sospesi tra nostalgia e qualche rimpianto. Magica.
In LA LENGHE DA CJERE ( LA LINGUA DELLA TERRA), sempre cantata nel suo dialetto,  Luigi racconta il rapporto delle radici e della terra sempre tenendo presente che le radici si muovono insieme per un bene comune.
UN POCO DI TE è una poesia Pura che racconta una giornata come tante nella vita  di quell' essere speciale che si chiama Donna. Altra canzone che andrebbe stampata e portata a Manifesto.
GRANDE DENTRO racconta un po' del viaggio fatto fin qui nella vita avendo sempre cura di preservare e coltivare con la dovuta cura quei valori semplici che ci consentono di rimanere sempre  e comunque grandi dentro.
SAN SCUIGNI (SANTO DOVERE) è l' ultima delle tre canzoni in dialetto dell' album ed è una riflessione sul lavoro, su ciò che si costruisce e sui meriti che ne scaturiscono . 
CANZONE PER ICIO è la canzone che Maieron dedica a Maurizio Protti detto Icio, per anni autista personale dello scrittore Mauro Corona, che ha condiviso un pezzo di vita e di strada  con Luigi  nel corso delle lunghe serate nate dalla collaborazione tra i due artisti friulani.
CHE COSA NE FAREMO è una riflessione sul tempo passato insieme e sulla condizione umana per scoprire in fine che non siamo poi così soli.
IL CIELO DI CASA MIA è la canzone che chiude il disco e racconta la semplice bellezza del cielo sopra la propria casa. Rappresenta quel luogo ove, nelle parole di Luigi, il nostro Poeta ci voleva portare: "Ogni Canzone è una piccola osteria dove fermarsi a bere un bicchiere insieme e scambiarci qualche opionione."
Per concludere, terminato l'ennesimo attento ascolto ho scorto chiaro,   tra le pieghe di questo viaggio "in volo"  sospeso sopra l'animo umano,  quegli splendidi e sempiterni versi vergati da John Gillespie Magee Jr.  che alla fine della sua HIGH FLIGHT raccontava: "(...) Ho spento i motori / e percorrendo spazi inviolati di paradiso, / la mano ho messo fuori / e di Dio ho sfiorato il viso".
Con la tua Poesia ci hai fatto volare molto in alto.
Grazie Luigi.
Mandi.






(LUIGI MAIERON - NON VOGLIO QUASI NIENTE)